8 gennaio 2013

Voto all'estero: Sangregorio e Pollastri i primi della classe, a colloquio con Tino Nicolò (Usei)

MARILIA - "Credo che stavolta sia il turno delle liste locali, soprattutto dell’USEI. C’è troppa diffidenza in giro verso i partiti sempre invischiati in beghe incomprensibili, in apparati di clan". Chi si esprime così è Tino Nicolò, 55 anni, da quasi trenta in Brasile.
Arrivato negli anni '80, lavora come giornalista a "Il Corriere", all’epoca il più letto e diffuso in America Latina. Successivamente passa nel settore assicurativo e in poco tempo diventa il braccio destro del compianto Camillo Marina, un falco, un’autorità del settore, alle "Generali" sede di Campinas.
Da qualche anno a questa parte si è trasferito a Marilia, una ridente cittadina (circa 230.000 abitanti, molti dei quali di discendenza italica) a poco meno di 500 km da San Paolo, dove si è improvvisato allevatore di bestiame.
Dopo i convenevoli di rito, abbracci e pacche sulle spalle, più che un’intervista si tratta di una "rimpatriata" tra vecchi amici, una chiacchierata a ruota libera, senza paletti, senza sbarramenti.
D. Allora, un bilancio trentennale: giornalista, assicuratore ed adesso allevatore. In quale di questi ruoli ti senti o ti sei sentito più a tuo agio?
R. Per la verità, dalla vita ho imparato presto a disimpegnarmi di fronte a quello che mi capitava davanti. "Impara l’arte e mettila da parte". Certo è che provo una notevole "saudade" del primo periodo trascorso a "Il Corriere", il fragore caotico della redazione, le corse per la città a caccia di notizie, la trepida attesa davanti alle rotative della "Folha", dove si stampava il giornale, per le prime edizioni. È stata una grossa esperienza che mi ha aiutato anche in altri settori, con la capacita di prendere decisioni immediate quando c’è gente che ha bisogno di settimane per risolvere i problemi quotidiani. E, infine, anche perché avevo quasi trent’anni di meno. Ti pare poco?
D. Hai accennato alle prossime elezioni, ad un successo delle liste civiche, facciamo prima una carrellata sulla politica italiana. Cosa pensi di Berlusconi del PdL?
R. Ritengo che Berlusconi sia rientrato in campo a tempo scaduto e non farà nemmeno in tempo a giocare i supplementari. Oggi il PdL assomiglia alla zattera della Medusa di Gericault, alla deriva, i naufraghi si ammazzano l’un l’altro. Ci vorrà del tempo prima che la destra torni al potere in Italia.
D. E che ne dici della "salita" in campo di Mario Monti, alla guida del centro?
R. Francamente mi sembra un’ammucchiata di "ex". Sono tutti ex democristiani, ex socialisti, ex missini, ex comunisti, sembra una lista di stampo "peronista". Non credo che il professore, nonostante l’aplomb da Camera dei Lord, riesca ad ottenere una solida maggioranza; se vuole governare dovrà scendere a patti con una o con l’altra ala, di destra o di sinistra.
D. E sul PD di Bersani, ora anche di Renzi, quale previsione per febbraio?
R. Ecco, il PD molto probabilmente vincerà le elezioni. L’esperienza ci insegna che quando la sinistra gioca compatta riesce a vincere e perde quando si muove in ordine sparso. Il problema riguarda per il PD il dopo elezioni: dipende da come agiscono le "varie" sinistre. Se trovano l’accordo il gioco è fatto, altrimenti rischiano lo scollamento come per il partito del cavaliere.
D. Sulla situazione locale, a Marilia e dintorni, che aria tira? Poco fa hai accennato ad una vittoria civica, perché?
R. In base ai dati raccolti da amici e conoscenti, visto e considerato che vogliamo partecipare in prima persona, in poche parole vogliamo "pesare", c’è molta fiducia verso uomini e donne fuori dagli schemi partitici, in modo preciso verso la formazione italo-sudamerica, anche per il fatto di poter avere un contatto diretto e continuo con i nostri deputati e non votarli senza mai piú vederli
D. Si può affermare fin d’ora che Marilia sia una roccaforte dell’USEI in questa campagna elettorale?
R. Credo proprio di sì. Non c’è più molta fiducia nei parlamentari eletti all’estero, i quali sono anche delle persone per bene, per carità, ma la loro strada è lastricata da tagliole. Troppi serpenti sotto le foglie. Credo che oggi come oggi abbiamo bisogno di rappresentanti dei cittadini, non di rappresentanti dei partiti all’estero.
D. Nicolò, andiamo al sodo, chi conosci dell’USEI e perché hai tanta fiducia?
R. Prima di tutto conosco molto bene Edoardo Pollastri, ho avuto sempre cordiali colloqui con lui quando lavoravo a San Paolo, alla Camera di Commercio - dove sono stato per alcuni anni, delegato nella regione di Campinas -, al Consolato Generale, al Circolo Italiano. Ormai Pollastri si può considerare una figura storica dell’Italia in Brasile.
D. Oltre a Pollastri, chi conosci dell’USEI?
R. Non lo conosco personalmente, ma mi ha impressionato il curriculum di Eugenio Sangregorio.
D. Perché è calabrese come te... il richiamo dell’Aspromonte?
R. No, non c’entra niente la questione del corregionale, anche se ci tengo a precisare che sono fiero delle mie origini calabresi, come lui, ma perché ho letto molto su Sangregorio. Tramite Internet e le agenzie di stampa sono venuto a sapere che Sangregorio attraverso la legge, mi pare "11.700" dell’ottobre 1995, è riuscito a dare il diritto di voto amministrativo a Buenos Aires a tutti gli stranieri, quindi compresi gli italiani, un caso che io sappia unico al mondo. Ti sembra niente?
D. E che altro ti ha colpito del personaggio chiave dell’Unione Italo-Latino-Americana?
R. Un episodio di qualche mese fa. All’indomani dell’annuncio dell’anticipo del voto del voto a febbraio, dichiarò - come Churchill quando, durante la seconda guerra mondiale, le bombe naziste cadevano a grappoli su Londra - "Keep calm and carry on". Ossia, anche se hanno anticipato le elezioni a sorpresa, "manteniamo la calma ed andiamo avanti".
D. Oltre a Sangregorio e Pollastri, ci sono anche altri potenziali candidati o presunti tali. Qual è il tuo spassionato giudizio?
R. Si sta muovendo in tutta l’America Latina un mucchio di gente, nascono le liste come funghi, ci sono molte persone in gamba, insieme anche a qualche "mezza calzetta" e a qualche opportunista; però Sangregorio e Pollastri, almeno fino ad ora, sono per me i primi della classe. (alberto fusco\aise)