20 dicembre 2011

Immigrati, appello Pd-Udc-Fli per tavolo comune su 'ius soli': ''Legge entro giugno''

Un tavolo comune che porti all'approvazione di una legge che riconosca la cittadinanza italiana ai figli di immigrati nati in Italia. Superare così le tante proposte di legge sul cosiddetto 'ius soli' impantanate in Parlamento sulla questione rilanciata con forza nei mesi scorsi dal Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. A lanciare l'idea, per ripartire da zero ma arrivare a una legge in questa legislatura, è l'esponente del Pd Livia Turco, nel corso dell'incontro oggi alla Camera dei deputati 'Figli d'Italia. Italiani che devono 'chiedere permesso''.
Una proposta, quella di Turco, che piace e incassa il via libera degli esponenti di Fli e Udc presenti all'incontro. "Siamo qui - dice l'ex ministro della Salute - ma in assenza di una parte fondamentale del Parlamento. Nessuna delle proposte di legge depositate possono costituire un punto di partenza per cambiare le cose. Scriviamo insieme un articolo - propone Turco - ma facciamolo insieme, non c'è altra strada che costruire un tavolo comune".
"Isoliamo il punto - le fa eco Benedetto Della Vedova, capogruppo di Fli a Montecitorio - su cui è possibile trovare un accordo immediato, visto che una riforma complessiva della materia sarebbe più complicata". L'obiettivo da centrare a breve è la cittadinanza per le cosiddette 'seconde generazioni', "visto che è difficile avere un'opinione diversa sulla questione dei nati in Italia: questo è un pezzo importante per l'energia e il futuro del Paese".
"Approfittiamo - invita Roberto Rao, deputato Udc - del clima di apparente distensione per scendere dalle barricate ideologiche e trovare un accordo. Poniamoci giugno dell'anno prossimo come obiettivo per arrivare a una legge che cambi le cose, appellandoci al senso di responsabilità di ciascuno. Il tavolo non deve essere di questa o di quell'altra forza politica, deve essere aperto a chiunque voglia dare il proprio contributo".
"Il lavoro sporco di parlare con il Pdl lo faccio io - afferma con un sorriso Andrea Sarubbi, esponente del Pd firmatario di una proposta di legge per introdurre lo ius soli temperato - mi sono messo anche la cravatta verde per agevolare le cose, visto che ero certo che oggi ne avremmo sentito la mancanza", aggiunge ironizzando sugli uomini del Carroccio.
"Quel che è certo - dice Jean-Leonard Touadi, del Pd - è che è arrivato il momento di dare un volto alla nuova Italia" e la partita dello ius soli "non deve essere vista come una concessione, ma piuttosto come un elemento di democrazia, come un passo importante per rendere la democrazia italiana più compiuta. Penso alle parole del capo dello Stato, che ha posto la questione come un'opportunità per l'Italia. Parole, quelle di Napolitano, che arrivano da una persona anziana ma che guarda lontano e vede il futuro".
Presente all'incontro anche il presidente della Camera Gianfranco Fini che sottolinea: "Ci tenevo a dirvi andiamo avanti" sullo ius soli. I figli di immigrati nati in Italia possono ambire alla cittadinanza solo al compimento del 18esimo anno di età e dopo un iter burocratico lungo e complesso. La possibilità di arrivare a una legge che cambi le cose in questa legislatura "dipende - spiega Fini a margine dell'incontro a Montecitori - dalla decisione delle singole forze parlamentari e, all'interno di queste, dai singoli deputati, ma me lo auguro. E' un tema che, dopo le parole del capo dello Stato, deve essere affrontato con una nuova legge".
Contrario all'ipotesi di passare dallo ius sanguinis allo ius soli il presidente del gruppo Pdl al Senato Maurizio Gasparri che scrive su Twitter: ''E' una follia giuridica. Il rischio? Incoraggiare esodo clandestini. Integrazione uguale legge e ordine", aggiunge.