13 settembre 2011

Più ore sui banchi e meno investimenti: la scuola italiana è poco europea

L'Italia investe per istruzione e universita' il 4,8% del suo Pil, contro una media Ocse del 5,9%. Usa, Corea, Norvegia sono sopra al 7%. In particolare nel nostro paese la porzione di Pil dedicata all'istruzione, dalla scuola primaria alla secondaria, e' del 3,3% (media Ocse 3,8). Per l'educazione terziaria, quella universitaria, si spende l'1% (media Ocse 1,5%). Il dato e' praticamente costante dal 1995 nel nostro paese: allora spendevamo il 4,6%. Dietro di noi ci sono la Repubblica Ceca (4,5% di Pil speso per l'istruzione), la repubblica Slovacca (4%), Cina (3,3%), Indonesia (3,3%). La Germania si assesta come noi sul 4,8% ma spende di piu' (1,2%) per l'universita'. I dati sono contenuti nel Rapporto Ocse 'Education at a glance' diffuso oggi con dati riferiti per lo piu' al 2009.
L'investimento privato e' scarsissimo in Italia. Per esempio il 3,3% di Pil speso sulla scuola primaria e secondaria esce per lo piu' (3,2%) dalle casse dello Stato. Per l'Universita' e' lo stesso: dell'1,1% di Pil speso, lo 0,8% e' frutto di investimenti pubblici. All'universita' pesano di piu' le tasse degli studenti degli investimenti privati.
La spesa annua per studente si avvicina invece a quella complessiva dei paesi Ocse. L'Italia spende per uno studente circa 9.200 dollari all'anno, nel complesso i paesi Ocs spendono 9.860 dollari. Ma c'e' una differenza. L'Italia investe soprattutto sugli studenti delle scuole di primo e secondo livello. Molto piu' della media Ocse. Ma poi la spesa pro capite per gli universitari e' molto al di sotto della media Ocse: 9553 dollari contro 13.717