11 luglio 2011

Il Pd raddrizza la manovra per i giovani: ecco le 5 mosse

Il Pd chiede di inserire nella manovra economica che inizia oggi il suo iter al Senato anche misure contro la precarieta' del lavoro. In una conferenza stampa a Montecitorio, l'ex ministro Cesare Damiano e il responsabile economia del Partito, Stefano Fassina, illustrano il contenuto di un piano in 5 mosse per il lavoro giovanile che, spiega Damiano, "e' la base politica e parlamentare di un programma di governo".

."Il lavoro dei giovani e' assolutamente cruciale per i destini del nostro paese", ribadisce Damiano che ricorda le misure del governo Prodi, a cominciare dal protocollo del 23 luglio 2007, "subito cancellate da questo governo". Il nemico da sconfiggere e' la precarizzazione, degenerazione di una 'flessibilita' buona' che introduce, cioe', al lavoro stabile. "Io ho cancellato il lavoro a chiamata e lo staff leasing, questo governo li ha reintrodotti. E ha dilatato a dismisura le forme del lavoro precario, come si vede coi voucher che da strumenti assolutamente straordinari, sono diventati oggi veri e propri sostituti" del lavoro.
Nelle proposte di legge democratiche, il primo punto sara' dunque quello "della stabilizzazione e della trasparenza del lavoro". Il dualismo nel mercato viene superato con il ricorso al "contratto unico di inserimento formativo", sequenza di lavoro precario e formazione che porta all'assunzione a tempo indeterminato. A questo si aggiunge la diminuzione del costo del lavoro quando il lavoro e' stabile. Il Pd proporra' di inserire nella manovra, poi, il ricorso in via prioritaria al "bacino dei 70mila vincitori di concorso nel caso in cui la Pubblica amministrazione riprenda le assunzioni". Sul piano dei diritti, i Democratici prevedono il rimborso obbligatorio per gli stage, la tutela dalla "vergognosa pratica" delle dimissioni in bianco, il mantenimento dei diritti acquisiti in precedenza nel caso di cessione di ramo aziendale e ristrutturazione. Anche uno speciale permesso di soggiorno per consentire allo straniero di sottrarsi allo sfruttamento di caporali.
La previdenza e' una delle cinque leve sulle quali il Pd preme per migliorare il lavoro giovanile. Nello schema dei Democratici si prevede la costruzione di una pensione composta da un minimo base, di 400-500 euro, a cui si aggiunge un montante contributivo per arrivare a una pensione del 60 per cento dell'ultimo stipendio. Partecipa al calcolo anche la totalizzazione dei contributi, per cui "ogni giorno lavorato con retribuzione e contribuzione regolare deve essere utile per formare la pensione delle giovani generazioni" e anche la norma per cui "qualsiasi forma di rapporto lavorativo o para-lavorativo (inclusi stage e tirocini) deve avere una minima contribuzione previdenziale, totalizzabile ai fini del risultato pensionistico".
Stefano Fassina sottolinea come quelle dei Democratici siano proposte radicalmente alternative al centrodestra. "Il governo- aggiunge- dietro la foglia di fico della modernizzazione del mercato del lavoro ha operato per arretrare le condizioni dei lavoratori, come ha mostrato esemplarmente il famigerato collegato lavoro, respinto dal presidente Napolitano per palesi incostituzionalita'". Nociva, secondo i Democratici, e' in particolare "la linea Sacconi", contraria, quella, anche alla recente "intesa sindacale sui contratti. Che non a caso- osserva ancora Fassina- si e' chiusa perche' Sacconi era assente. Anzi per chiudere hanno dovuto lasciarlo fuori dalla porta...".
In ogni caso, il Pd chiede al governo di recepire in manovra gli emendamenti che tradurranno queste proposte di legge. "Hanno un impatto sociale- dice Fassina- ma allo stesso tempo lo hanno per la crescita economica, perche' destrutturare e far arretrare i diritti del lavoro significa indebolire la crescita".