23 maggio 2011

Pesante l'impatto della crisi sul lavoro: mezzo milione di occupati in meno nel biennio 2009-2010

Per l'Italia quello appena finito è stato un ''decennio perduto in cui la produttività non cresce''. Una ''debolezza dell'economia'' che ha riguardato ''l'intero sistema produttivo''. E' quanto rileva l'Istat che, nel rapporto annuale 'La situazione del paese nel 2010', presentato oggi alla Camera dal presidente dell'Istituto Enrico Giovannini, evidenzia come il sistema produttivo sia caratterizzato da una ''debolezza complessiva'' rispetto ai mutamenti del contesto competitivo e, inoltre, sottolinea ''le difficoltà ad agganciare la ripresa in corso''. Un quarto della popolazione italiana a rischio povertà o esclusione
In Italia circa un quarto della popolazione (24,7 per cento) sperimenta il rischio di povertà o esclusione, un valore superiore alla media Ue (23,1 per cento). La Strategia Europa 2020 promuove l'inclusione sociale, puntando a far uscire almeno 20 milioni di persone dal rischio di povertà o di esclusione, una condizione che oggi in Europa interessa 114 milioni di persone (15 milioni solo in Italia, che nel Pnr si pone l'obiettivo di ridurle di 2,2 milioni). Gli indicatori individuati per monitorare tale obiettivo sono tre: le persone a rischio di povertà dopo i trasferimenti sociali; le persone in situazione di grave deprivazione materiale; le persone che vivono in famiglie a intensità lavorativa molto bassa.


Nel 2010 scende il potere d'acquisto delle famiglie (-0,5%)
Nel 2010 il potere d'acquisto delle famiglie ''ha subito una ulteriore riduzione dello 0,5 per cento'', rispetto al -3,1 per cento nel 2009. Mentre la propensione al risparmio ha raggiunto i livelli più bassi dal 1990. Lo scorso anno, secondo l'Istituto di statistica, è tornato a crescere dell'1% il reddito disponibile delle famiglie, dopo la flessione del 3,1 per cento registrata nel 2009. Mentre la spesa per consumi finali, dopo la flessione dell'1,8% nel 2009, ha ripreso a crescere, aumentando del 2,5% in termini nominali e dell'1% in quantità. Intanto la propensione al risparmio delle famiglie si è attestata al 9,1 per cento, il valore più basso dal 1990, 1,4 punti percentuali in meno rispetto all'anno precedente.
Pil, Italia fanalino di coda Ue: crescita peggiore in 10 anni
''Nel decennio 2001-2010 l'Italia ha realizzato la performance di crescita peggiore tra tutti i paesi dell'Unione europea''. Il Paese è ''fanalino di coda nell'Ue per la crescita''. La fotografia della situazione economica del Paese è contenuta nel rapporto annuale 'La situazione del Paese nel 2010' dell'Istat, .
Salari, evoluzione stagnante della produttività blocca l'aumento
''L'evoluzione stagnante della produttività ha rappresentato un limite all'espansione dei salari, contribuendo alla debolezza della domanda interna nel corso dell'intero decennio''. E' quanto afferma l'Istat nel rapporto, secondo cui la ''modestissima dinamica dell'economia italiana è stata anche il risultato di una protratta debolezza sia della domanda interna sia di quella estera, che perdura anche in questa fase di ripresa''.
Lavoro, nel biennio 2009-2010 mezzo mln occupati in meno, oltre la metà al Sud
In Italia l'impatto della crisi sull'occupazione ''è stato pesante''. Nel biennio 2009-2010 gli occupati sono scesi di 532.000 unità, di cui più della metà nel Mezzogiorno. La flessione riguarda anche il Nord (-1,9 per cento, pari a -228 mila unità) mentre le regioni centrali rimangono sostanzialmente indenni dalle ricadute della crisi. Il calo si è concentrato nell'occupazione permanente a tempo pieno (-1,7 per cento, pari a -297 mila unità). La diminuzione ha colpito tutte le classi di età (-9,8 per cento i giovani di 15-29 anni, -2,2 per cento gli individui tra 30 e 49 anni), tranne gli ultracinquantenni.
Nel 2010 raggiunti 2,1 mln di disoccupati, ai livelli più elevati dal 2002
Continua a crescere, nel 2010, l'area della disoccupazione, seppure con un ritmo meno intenso. Lo scorso anno il numero dei disoccupati è aumentato su base annua dell'8,1 per cento (+158 mila unità), raggiungendo i 2,1 milioni, il livello più elevato dal 2002. Altri due milioni di persone, lo scorso anno, non hanno cercato lavoro perché ritengono di non riuscire a trovare un impiego oppure attende gli esiti di passate azioni. Alla crescita della disoccupazione, si legge, hanno contribuito più gli uomini delle donne: l'incidenza della componente maschile sul totale dei disoccupati ha raggiunto il 53 per cento nel 2010 dal 51,4 dell'anno precedente.
Occupazione, i giovani i più colpiti dalla crisi
''I giovani sono i più colpiti dalla crisi''. Nel 2010 prosegue in Italia la flessione degli occupati tra 18 e 29 anni, con un calo che è stato cinque volte più elevato rispetto al dato complessivo. Intanto i Neet, giovani che non lavorano e non vanno a scuola, superano quota 2 milioni. Secondo i dati contenuti nel rapporto lo scorso anno si è registrato una flessione di 182 mila unità, mentre nel 2009 sono state 300 mila unità. Nel 2010 è occupato circa un giovane ogni due nel Nord, meno di tre ogni dieci nel Mezzogiorno.
Immigrati, calo dell'occupazione doppio rispetto agli italiani
Il tasso di occupazione degli stranieri è sceso dal 64,5 per cento del 2009 al 63,1 per cento del 2010: ''un calo più che doppio in confronto a quello degli italiani''. Allo stesso tempo, si legge, il tasso di disoccupazione è passato dall'11,2 all'11,6 per cento: su cento disoccupati in più nel 2010 rispetto a un anno prima, circa un quinto erano stranieri, percentuale che sale a oltre un terzo fra le donne.
Scuola, 18,8% abbandoni scolastici prematuri nel 2010
In Italia il fenomeno degli abbandoni scolastici prematuri (Esl) rimane consistente (18,8 per cento nel 2010), particolarmente tra i ragazzi (22,0 per cento contro il 15,4 delle ragazze).
Università, solo due atenei italiani tra i primi 200 al mondo
Tra le prime 100 università nel mondo (indicatore sintetico Arwu, Academic Ranking of World Universities), 75 sono complessivamente distribuite in soli 4 Paesi: Stati Uniti, Regno Unito, Giappone e Germania. Per veder apparire l'Italia, bisogna allargare la classifica alle prime 200, dove figura con il 2 per cento, dietro la Francia (3,5 per cento) e la Germania (7 per cento).
Imprese, nel 2009 raddoppia il saldo negativo tra nate e cessate
Nel 2008 il saldo negativo tra imprese nate e cessate è stato di 23.000 unità, dato che nell'anno successivo è praticamente raddoppiato superando le 40.000 unità, con un incremento in 2 anni del 21,9%. Il saldo tra imprese nate e cessate nel 2008 è stato negativo per quasi 23.000 unità a fronte di un saldo positivo nell'anno precedente per oltre 70.000 unità. Un dato frutto sia della contrazione del numero di nuove imprese (-17,1% rispetto al 2007), sia al rilevante aumento delle cessazioni (+14,7%).
Industria, recupero investimenti ampio ma parziale
Gli investimenti, dopo il crollo registrato durante la recessione, hanno segnato ''un recupero ampio seppure parziale'', trainato dalla componente dei macchinari e attrezzature, aumentati del 14,8 per cento dal terzo trimestre 2009. E' quanto si legge nel rapporto, dove si sottolinea che, tuttavia, ''è proseguita la contrazione degli investimenti nelle costruzioni, diminuiti di oltre il 5 per cento negli ultimi sei trimestri''. La ripresa nell'industria, si legge, ''è stata trainata soprattutto dalla domanda estera e presenta differenze notevoli tra settori''. I livelli produttivi industriali restano, in genere, ''notevolmente inferiori rispetto a quelli precedenti la crisi''.