1 maggio 2011

Napolitano: stop a ipocrisie istituzionali. Divisione dei sindacati porta al peggio

E' necessario "un nuovo clima di coesione sia politica sia sociale. Ma mi domando, ed è una domanda che può riferirsi anche alle relazioni tra le forze politiche: è inevitabile l'attuale grado di conflittualità, è impossibile l'individuazione di interessi e di impegni comuni? Si teme davvero che possa prodursi un eccesso di consensualità, o un rischio di cancellazione dei rispettivi tratti identitari e ruoli essenziali?". A sottolinearlo il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel corso della cerimonia al Quirinale per la Festa del lavoro, dedicata quest'anno al ruolo e al valore del lavoro nella costruzione dello Stato unitario.
"E' sufficientemente chiaro - ha proseguito il capo dello Stato - il bisogno che io avverto già da tempo di un richiamo alla durezza delle sfide che ci attendono e già ci incalzano, mettendo alla prova, ed esponendo ad incognite gravi, tutti gli attori sociali e politici e in definitiva il profilo storico, il peso, il futuro della nazione. Sembra quasi, talvolta, che l'accogliere oppure no, il far propri sinceramente oppure no quei miei richiami, o comunque si vogliano definirli, sia una questione di galateo istituzionale o un esercizio di ipocrisia istituzionale". "Ma è ai fatti, e alle conseguenti responsabilità, che sempre meno si potrà sfuggire senza mettere a repentaglio - ha concluso Napolitano - quel qualcosa di più grande che ci unisce, quel comune interesse nazionale che non è un ingannevole simulacro, e senza finire per pagare prezzi pesanti in termini di consenso".

Poi il 'richiamo' ai sindacati: "La nostra storia - a partire dal 1944 e nonostante periodi di rottura e divisione - ci dice quel che l'unità sindacale ha dato ai lavoratori, alla democrazia, al paese. La rinuncia a sforzi pazienti di ritessitura quando si producano lacerazioni e diventino indispensabili dei ripensamenti, può portare solo al peggio, dal punto di vista del peso e del ruolo del lavoro e delle sue rappresentanze".
Nel corso della cerimonia Napolitano affronta anche il tema della disoccupazione giovanile: "Il quadro generale dell'andamento della disoccupazione in Italia nel biennio della crisi economica, anche per effetto delle politiche di sostegno condotte attraverso la leva degli ammortizzatori sociali, merita valutazioni obiettive e attente e non si presta, anche in un'ottica di comparazioni europee, a facili giudizi stroncatori. Ma indubbiamente allarmano i dati relativi ai giovani tra i 15 e i 29 anni". "E se spesso l'accento è stato posto sulla precarietà dell'occupazione dei giovani - calcolati in 800 mila - con contratti di lavoro a tempo determinato, quel che deve allarmare - ha ammonito il capo dello Stato - e richiede il massimo sforzo di riflessione, è il dato dei quasi due milioni di giovani fuori di ogni tipo di occupazione, ormai fuori dal ciclo educativo e non coinvolti nemmeno in attività di formazione o addestramento. Quest'area è composta di circa 700 mila disoccupati e in misura quasi doppia di inattivi".
Sulla sicurezza nel lavoro, "tema che mi è stato e mi è particolarmente caro, nella sua persistente drammaticità, registriamo anche quest'anno risultati positivi, per effetto di provvedimenti legislativi e di comportamenti più responsabili che i sindacati hanno sollecitato, promuovendo un clima innovativo anche sul piano giurisprudenziale".