4 marzo 2011

Immigrati in calo, pesa la crisi economica: arrivi, prima la Cina

Flussi migratori in diminuzione verso i paesi dell'area Ocse, con calo piu' rilevante nelle zone dove esiste la libera circolazione e per i casi di ricongiungimento familiare. La presenza temporanea di stranieri resta comunque elevata, anche se ha subito l'impatto del rallentamento economico. Così il rapporto "International Migration Outlook 2010" del Sopemi (Sistema di osservazione permanente sulle migrazioni), presentato a Roma nella sede del Cnel. I dati sono relativi al 2008, con tendenze sul 2009.
Il documento spiega che l'immigrazione regolare di tipo permanente degli stranieri (circa 4,4 milioni) è calata nel 2008 del 6%, segnando il primo declino dopo cinque anni di crescita media pari all'11%. Un calo quasi fisiologico, dopo i flussi particolarmente alti verificatisi nel 2007, ma che è poi proseguito anche nel 2009. Nei paesi dell'area Ocse, insomma, l'immigrazione e' calata in conseguenza della crisi economica, e tale calo risulta particolarmente elevato nelle aree dove vige la libera circolazione.
Spagna, Irlanda, Svizzera e, fuori Europa, Nuova Zelanda, sono i paesi in cui la migrazione dei lavoratori e' stata particolarmente considerevole, con una percentuale di immigrati tra i nuovi ingressi in eta' lavorativa compresa fra il 56% (Spagna) e il 47% della Nuova Zelanda. L'Italia e' poco sopra il 30%, quasi appaiata alla media Ocse per la quale circa un terzo dei nuovi ingressi nella popolazione in eta' lavorativa nell'Ocse e' ascrivibile alla migrazione internazionale. Altrove, con la sola eccezione di Giappone e Corea, a rimanere dominante e' la migrazione per ricongiungimento familiare.
Anche per quanto riguarda la migrazione classificata non come "permanente" ma "temporanea" si assiste dal 2008 ad un calo complessivo, particolarmente rilevante per cio' che riguarda i lavoratori. Nel 2008 ne sono arrivati in area Ocse 2,3 milioni, il 4% in meno dopo quattro anni di crescita stabile. E "tutti i segnali fanno prevedere un ulteriore calo nel 2009". Evidente l'impatto della crisi economica, anche perche' nello stesso periodo di tempo il lavoro stagionale, i programmi di lavoro nel periodo delle vacanze e i trasferimenti in seno alle aziende sono aumentati: segno che il calo complessivo e' dovuto proprio alla fase economica critica.
Fra i paesi di origine dei nuovi flussi verso l'area Ocse, e' la Cina a consolidarsi sempre piu' al primo posto: rispetto al flusso totale, e' cinese quasi il 10% dei nuovi arrivi. Il secondo paese, la Polonia, e' al 4,5% e l'India poco sotto il 4%. Nella classifica, riferita a dati 2008, seguono Messico, Romania, Marocco, tutti intorno al 3%. Rispetto ai flussi degli anni '90, gli incrementi maggiori vengono da Colombia, Cina, Romania e Marocco, mentre ormai da tempo sono in calo netto quelli provenienti da Filippine e Federazione russa. Fra i cittadini dei paesi piu' industrializzati, a muoversi maggiormente verso l'area Ocse sono i tedeschi (settimo posto complessivo), seguiti a ruota da Stati Uniti e Regno Unito (percentuali lievemente superiori al 2%). L'Italia e' intorno all'1,5%. E' confermato che gli abitanti dei paesi piu' poveri sono i meno propensi a emigrare: nel 2008 solo l'8% dei flussi ha avuto origine nei paesi a reddito piu' basso. (Dire - Redattore Sociale)