11 febbraio 2011

Mandare 'a quel paese' il capo? Lo può fare l'impiegato modello: parola di Cassazione

L'impiegato modello? Può mandare a quel paese il capo. La licenza, a patto che sia "di carattere episodico" arriva dalla Cassazione che ha respinto il ricorso di una casa di cura di Catanzaro che aveva inflitto il licenziamento disciplinare a una sua dipendente colpevole di alcune intemperanze tra le quali quella di avere usato espressioni offensive nei confronti di un superiore.Secondo la Cassazione (sezione lavoro, sentenza 3042) "un comportamento, per quanto grave, se ha carattere episodico e se è riconducibile ad un dipendente che non ha mai dato luogo a censure comportamentali, non può fare arrivare ad un giudizio di particolare gravità" tale da determinare il licenziamento. In questo modo la Suprema Corte ha confermato la reintegra nel posto di lavoro di Aurora P. che si era vista licenziare dalla casa di cura il 29 ottobre del 2002 per il rientro in servizio non autorizzato in periodo di congedo, per avere ricostruito in maniera non veritiera dei fatti in sede di audizione e, soprattutto, per avere pronunciato parole offensive nei confronti del suo superiore. Cacciata dall'azienda, la donna era stata reintegrata sia dal giudice del lavoro che dalla Corte d'Appello di Catanzaro.
Inutile il ricorso della casa di cura in Cassazione volto a dimostrare che le intemperanze della dipendente meritavano il licenziamento disciplinare. Piazza Cavour ha respinto il ricorso e ha sottolineato che al sentenza impugnata "è particolarmente diffusa per escludere che quei fatti, in via generale punibili con sanzione conservativa, ricoprissero quel carattere di particolare gravita' che giustificherebbe il licenziamento".
In definitiva, conclude Piazza Cavour, un lavoratore modello, "per quanto possa avere sul posto di lavoro un comportamento grave", se è di "carattere episodico" non merita di essere cacciato