23 gennaio 2011

Maroni: 'tregua' maggioranza-opposizione. Il Pd: proposta singolare

Non piace al Pd la 'tregua istituzionale' proposta dal ministro dell'Interno Roberto Maroni per ''tornare alle cose che interessano i cittadini'', dopo ''l'abbuffata di culi e tette nel caso Ruby''. Al numero due della Lega, che, in una lettera aperta sul ''Corriere della Sera'', chiedeva ''a maggioranza e opposizione di deporre le armi'' e ''di tornare ad occuparci a tempo pieno di quello per cui siamo stati eletti", replica secca la vicepresidente del Pd Marina Sereni, che parla di una proposta ''quanto meno singolare'' e sottolinea: ''Il suo appello è tardivo e comunque mal indirizzato: se c'è qualcuno a cui oggi la Lega deve chiedere un sussulto di responsabilità quello è Berlusconi''
Rincara la dose il coordinatore della segreteria nazionale del partito, Maurizio Migliavacca: ''Se l'Italia oggi è bloccata e ingovernata la colpa ricade sul governo e sulla sua maggioranza. E di questa grave situazione la Lega porta una responsabilità enorme'', sottolinea. E aggiunge: ''Se si vuole dare una svolta non servono generici appelli'', ma un ''progetto che segni la riscossa del Paese di fronte a un degrado etico, civico e politico in cui Berlusconi ci ha trascinato in questi anni''.
Ricorre al sarcasmo, invece, Luigi de Magistris, eurodeputato Idv e responsabile nazionale Dipartimento giustizia del partito, secondo il quale l'analisi del ministro dell'Interno ''è largamente condivisibile ma purtroppo si squalifica totalmente per via del pulpito da cui proviene''. ''Se ha un pizzico di coerenza, Maroni rivolga il suo appello a Berlusconi'', attacca l'ex magistrato.
Futuro e libertà, per voce del coordinatore nazionale, Adolfo Urso, giudica ''apprezzabile'' la ''tregua offerta da Maroni'', ma sembra ritenerla un'ipotesi percorribile solo nel caso in cui il premier Silvio Berlusconi ''si presenti nelle sedi competenti per spiegare quanto accaduto'', cioè dai magistrati.
Sul fronte della maggioranza, c'è invece apprezzamento per le parole del ministro leghista. In particolare, Maroni pone una questione ''di buon senso'', secondo il coordinatore del Pdl Sandro Bondi, che però dice di temere che l'appello ''possa cadere nel vuoto'', mentre il ministro della Giustizia Angelino Alfano sottolinea come l'uscita del titolare del Viminale sia ''esattamente nelle corde non solo del premier Berlusconi ma di tutti noi''.