4 dicembre 2010

Fini: ''Il governo non ha i numeri''

"Io credo che il Parlamento tra qualche giorno testimoniera' quello che tutti sanno e che il premier nega: e cioe' che il governo non c'e' o non ha i numeri per governare". Lo ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini intervistato dal direttore de Il Gazzettino Roberto Papetti nel corso dell'incontro promosso dalla Cgia di Mestre. Secondo Fini, poi, "e' bizzaro e autolesionistico pensare che all'ultimo minuto, con uno scatto di reni il governo si salvi per il rotto della cuffia, magari grazie all'influenza di qualche deputato".Fini ha poi attaccato: "Mi fa ridere chi dice 'hanno timore di andare al voto'. Se fosse cosi' -ha ribattutto- sarei rimasto tranquillo, non avrei fatto quello che ho fatto perche' questo e' un Paese che ha bisogno di un governo e di aprire una nuova fase e si guardi a tutte le forze responsabili, a partire da chi ha vinto le elezioni". Perche', ha stigmatizzato Fini, "questo e' l'unico Paese in cui di fronte ad alcune sfide epocali il governo non ha mai cercato il dialogo con l'opposizione".
Infine per il presidente della Camera "e' a forza di dire 'tutto va bene' uno perde quel tratto di dignita' distintivo che deve avere chi rappresenta le istituzioni".
E conclude: "A me non piace l'espressione terzo polo. Io credo invece che il Paese abbia bisogno di un centrodestra nuovo, piu' ampio, moderato, e che meriti qualcosa di piu' e di meglio rispetto all'asse Pdl-Lega". E ancora, "con molta presunzione io devo dare un contributo per realizzare questo centrodestra nuovo e moderno".
Respinge gli attacchi al mittente Pier Ferdinando Casini: "Credo che insultare gli altri non serva a molto. Piuttosto Berlusconi se la prenda con se stesso perche', se in due anni ha dilapidato la piu' grande maggioranza numerica dal dopoguerra, la colpa non e' nostra di certo", dice il leader dell'Udc che rinnova quindi l'invito al Cavaliere a dimettersi: "Berlusconi ha due strade. O prende atto che non ha piu' la fiducia alla Camera e si dimette" prima del 14 dicembre "oppure si va al voto in Parlamento. Gia' in passato abbiamo dato consigli al premier. Stavolta gli diamo quello di dimettersi. Le dimissioni sarebbero un atto di chiarezza. Ma -sottolinea- per noi e' del tutto indifferente se lo vuol fare subito o se vuole andare al voto in Aula".
"Giulio Tremonti ha avuto il merito di tenere sotto controllo i conti pubblici, ma la sua politica di tagli lineari e' sbagliatissima. Dopo di che, potrebbe fare il premier, ma ci sono altri" ha detto poi Casini che, interpellato dai giornalisti sul nome di Gianni Letta, replica: "Letta andrebbe non bene, benissimo". Casini ha comunque precisato che "non abbiamo l'aspirazione di indicare il presidente del Consiglio. Lo indichi Berlusconi".
Intanto alla Camera è stata depositata la mozione di sfiducia comune presentata da Fli, Udc, Api, Mpa, Lib-Dem. Fonti di Fli assicurano che le firme raccolte sul documento raggiungono quota 85.
Poco prima Silvio Berlusconi, al termine del vertice tra Italia e Russai a Sochi, era stato durissimo: "Il terzo polo è esile nei numeri, ma certamente smisurato nelle ambizioni". Ed è "una bufala'' l'ipotesi di una maggioranza alternativa alla sua alla Camera di 317 deputati. ''Qualcuno - afferma il presidente del Consiglio - ha affermato che ci sarebbe una maggioranza di 317 parlamentari alla Camera contro il governo. E' una bufala e do a tutti appuntamento al 14 dicembre", giorno del voto sulla mozione di sfiducia a Montecitorio.
In mattinata dei 317 deputati che voterebbero la sfiducia all'esecutivo aveva parlato dai microfoni di Radio Radicale il vicepresidente vicario dei deputati di Fli Benedetto Della Vedova: "Ieri abbiamo annunciato la mozione di sfiducia e la presenteremo oggi pomeriggio. Alla Camera ci sono 317 deputati che chiedono le dimissioni del governo. Se il 14 Berlusconi prende una fiducia risicata a Montecitorio l'unico destino di questa legislatura sono le elezioni. Se invece Berlusconi non la prendesse, il giorno dopo si aprira' una partita importante per la durata di questa legislatura". Della Vedova aggiunge come nella mozione si chiarisca che l'obiettivo "è in questa legislatura, a partire da una maggioranza di centrodestra, un governo solido e autorevole che sostituisca un governo che non c'è più nella sua maggioranza e che ha perso ogni autorevolezza".
''In questa prospettiva, piuttosto che nel tentativo di sostenere per uno o due numeri un governo che non reggerebbe quindici giorni, io mi auguro che decidano di giocare un ruolo anche i parlamentari Radicali nello scenario che si aprirebbe dopo il voto di sfiducia. Si parte dalla maggioranza di centrodestra e si allarga ad un'area di responsabilita' nazionale, che vuole partecipare in questa legislatura alla definizione di alcuni punti programmatici molto sintetici ma importanti, a ricostruire l'autorevolezza del governo", conclude Della Vedova.
Netto, dall'opposizione, il senatore del Pd Luigi Zanda sul documento Fli-Udc: "Una parte consistente ed importante della maggioranza ha presentato una mozione di sfiducia al governo Berlusconi. Le conseguenze di questo atto politico sono chiare: la maggioranza non c'e' piu' e Berlusconi deve dimettersi, salire al Quirinale e presentare le sue dimissioni. Naturalmente se non lo fara' e si ostinera' a restare attaccato alla poltrona, il 14 dicembre verra' sfiduciato in Parlamento". E rincara il vicepresidente del Senato Vannino Chiti è netto: "La soluzione giusta non e' un governo di destra, meno che mai un Berlusconi bis. In tal caso noi saremmo fermamente all'opposizione, non sarebbe la risposta giusta ai problemi del Paese e del resto non mi pare che l'atteggiamento di Berlusconi faciliti questa soluzione''. "Sono cinque mesi - ha aggiunto - che c'e' una crisi della maggioranza. Il problema non e' la mozione di sfiducia che dovrebbe aprire una fase nuova, ma il fatto che per cinque mesi il Parlamento non abbia potuto prenderne atto. Nel frattempo i problemi del paese stanno marcendo. Di fronte a temi seri, come l'occupazione, la vita delle famiglie, l'istruzione non c'e' una risposta di un governo e di una maggioranza autorevoli, perche' la maggioranza di destra non esiste piu''.