21 novembre 2010

Casini: noi al tavolo se cambiano


Non ci piace l'egemonia della Lega e non ci fidiamo di Berlusconi. Se vogliono cambiare, ci sediamo al tavolo, ma ci aspettiamo dei fatti". Lo ha detto il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, nel corso dell'assemblea nazionale del partito a Milano. "Non possiamo metterci a sedere sulla riva del fiume - ha avvertito - perché il cadavere che passerà non è quello di Berlusconi ma dell'Italia. Possiamo aiutare gli altri a condizione che le cose cambino veramente".
"C'è la necessità per il Paese di andare avanti con un armistizio tra le forze politiche, se avessimo una bacchetta magica saremmo ora un governo di solidarietà e di armistizio" ha scandito Casini dal palco dell'assemblea, sottolineando che "bisogna cercare di governare con scelte impopolari perché il Paese sta andando alla catastrofe".
Casini punta il dito contro il sistema bipolare in Italia che genera ingovernabilità. "I cultori del bipolarismo come una terra promessa sono stati smentiti dai fatti. Questo meccanismo politico in piedi non ci sta ma costruisce solo armate che poi non riescono a governare. Sono passati due anni e mezzo del governo Berlusconi. Dopo due anni Prodi è andato a casa e ora Berlusconi rischia di seguire la stessa strada di Prodi - ha osservato nel corso del suo intervento - Non credo che Berlusconi e Prodi fossero i due più incapaci in Italia. Il problema è l'assetto bipolare in Italia".


Dunque terzo Polo? No. La politica italiana per Casini non ha bisogno di questo ma di una nuova idea di nazione. "Deve nascere qualcosa di nuovo - ha spiegato - ma il terzo polo si immetterebbe in una logica bipolare già contraddetta dai fatti". "Non dovete mai parlare di terzo polo - ha detto rivolgendosi ai sostenitori dell'Udc riuniti alla Fiera di Milano - perché questo vuol dire che qualcuno parte subalterno. Deve nascere un nuovo polo, una nuova idea di nazione per ricucire il Nord e il Sud, la destra e la sinistra, i magistrati e la politica". Invece, al momento, "sembriamo cani rabbiosi che si mordono mentre l'Italia sprofonda".
Casini si è soffermato inoltre sulle dimissioni annunciate dal ministro delle Pari opportunità, Mara Carfagna. "Tutto sommato è stato un buon ministro - sono state le sue parole - Ha caratterizzato questa stagione del berlusconismo. Il fatto che dica che il partito è ridotto a un comitato d'affari è un caso di grandissima rilevanza e su cui riflettere".
Quindi si è rivolto al Partito democratico, che secondo il leader dell'Udc deve avere il coraggio di rompere il rapporto con l'estrema sinistra. Il Pd, ha rimarcato, "non può pensare sistematicamente di non fare una scelta chiara. Quello che è capitato in Puglia con Vendola e a Milano con Pisapia è la conseguenza diretta del fatto che il Pd non fa le scelte che dovrebbe fare". Il Pd "deve avere il coraggio di scindere, di spezzare il rapporto con questa sinistra estrema, ricordandosi che Veltroni lo ha fatto".
LE REAZIONI - Le parole del leader dell'Udc vengono accolte differentemente dagli schieramenti. Per Sandro Bondi, coordinatore del Pdl, "se il leader dell'Udc si dimostrasse capace anche di formulare un giudizio più equilibrato e più adeguato alla realtà sull'esperienza del governo Berlusconi e sul ruolo del Pdl, potrebbe forse profilarsi un ruolo di responsabilità politica e istituzionale da parte dell'Udc, foriero di ulteriori sviluppi nel futuro".
Secondo il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone, "il leader Udc mostra di comprendere che, per un verso con Bersani, e per altro verso con Fini, non si va lontano. E questo è senz'altro un punto di partenza positivo. Quello che invece non convince e non può convincere è la richiesta di dimissioni al premier''.
''Su quello che ha detto Casini esistono elementi di consenso e di dissenso - commenta il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto - Prendiamo atto che si tratta di un atteggiamento costruttivo e dialettico assai lontano da quello distruttivo del Pd. Un confronto che può valere anche per il futuro".
Di tutt'altro avviso la Lega. "Il governo di armistizio mi mancava: c'è stato quello tecnico, di scopo, di responsabilità nazionale, ora quello di armistizio. Non so cosa sia" dice a 'In mezz'ora' il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, che scandisce: "Chi vince governa, chi perde va all'opposizione. Casini lo stimo, abbiamo fatto parte della maggioranza per cinque anni ma il principio è: si può consentire che chi ha perso le elezioni vada al governo? Io penso di no". Onestà vuole, secondo Maroni, che se un esecutivo non riesce a completare il lavoro, si rivolge al corpo elettorale.
''Se noi gli siamo indigesti - replica a Casini Piergiorgio Stiffoni senatore del Carroccio - non si segga'' al tavolo, ''resti in piedi con il cerino in mano".
Invece Adolfo Urso, coordinatore nazionale di Futuro e libertà, considera la proposta di Casini ''seria e fondata e non può essere lasciata cadere nel vuoto perché nel vuoto rischia di cadere l'Italia. Serve un governo di responsabilità nazionale che ricomponga tutte le forze che si richiamano al popolarismo europeo, Udc compresa".
Netto il giudizio di Dario Franceschini, capogruppo del Pd a Montecitorio: ''Nessuna apertura da Casini. Quando il leader dell'Udc pone due condizioni come quella 'senza Berlusconi e senza la Lega' pone condizioni impossibili. Il discorso di Casini è giusto, con la crisi e mesi difficili davanti, serve un clima di responsabilità nazionale. E' evidente che né la Lega né Berlusconi che hanno causato questi problemi sono coinvolgibili in un percorso di questo tipo. Casini lo sa bene, pone una condizione impossibile e mi pare che la risposta gli sia stata data dalla Lega a stretto giro di posta''.
''Caro Casini, sei tu e non il Pd che ti devi risolvere - è la risposta al leader centrista che arriva dall'ulivista del Pd Franco Monaco - Non è più tempo di tatticismi e furberie. Che senso ha fare l'occhiolino, adombrare l'idea di "sederti al tavolo" del premier nel mentre gli poni condizioni per lui manifestamente irricevibili?''.
Durissima l'Italia dei Valori. "Ieri Pier Ferdinando Casini e l'Udc si erano detti pronti a una coalizione con il Pd purché questo rompesse con ltalia dei valori. Oggi - afferma all'Adnkronos il leader Idv Antonio Di Pietro - leggo che Casini è pronto a un governo di centrodestra se Berlusconi si fa da parte. Ora è pronto a un esecutivo con chiunque ci sta: la verità è che sono pronti ad andare al governo a tutti i costi. E' il polo della 'mignottocrazia' politica, per dirla con Paolo Guzzanti".