2 ottobre 2010

Lavoro, dietrofront al Senato: no ai licenziamenti a voce

ROMA - Via libera agli articoli 30 e 31 del collegato lavoro da parte dell'aula del Senato. Si tratta di due dei punti più delicati del testo di legge, che sono stati oggetto di rilievo dal presidente della Repubblica. Diversi gli emendamenti delle opposizioni, tutti bocciati. Passa invece l'emendamento Castro che rinuncia ad intervenire sui licenziamenti a voce, ma indica la necessità dell'impugnazione nei tempi previsti dal provvedimento (60 giorni più 270 giorni per il deposito del Giudice) per i licenziamenti non validi, quelli cioè che presentano vizi di forma.
Maurizio Castro (Pdl) sottolinea che per i licenziamenti orali "si torna ai 5 anni, senza la più rigida scansione prevista per le altre forme di licenziamenti". Si tratta di una modifica "politicamente di grande qualità che evita una lettura di regressione dei diritti dei lavoratori che noi non vogliamo". Il Pd con Giorgio Roilo apprezza la modifica ma respinge la lettura che questo risultato sia frutto di pressioni anche della Lega che "non ha mai speso una parola per tutelare i diritti dei lavoratori". E insiste nel dire che con il testo pre emendamento c'era il "rischio di legittimare l'ottocentesco licenziamento orale" e comunque "il provvedimento resta ambiguo, perché l'impugnazione (con i nuovi tempi, ndr) resta per i licenziamenti invalidi". Il Pd prova ad allungare i tempi di impugnazione a 18 mesi ma l'aula dice no.
L'articolo 30, al comma 2, prevede che "il giudice non puo' discostarsi dalle valutazioni delle parti, espresse in sede di certificazione dei contratti di lavoro, salvo il caso di erronea qualificazione, vizi del consenso o difformità tra il programma negoziale certificato e la sua successione".
Cruciale l'articolo 31 che riguarda la soluzione delle controversie di lavoro tramite la conciliazione e arbitrato. Alla Camera sono state diverse le modifiche apportate, tra cui quella voluta dal Pd che vincolava la possibilità di procedere all'arbitrato al momento stesso in cui insorgono le cause e non preventivamente. Su questo punto il Senato torna al testo originario. Inoltre è stato recepito, sempre nel passaggio alla camera, l'avviso comune tra le parti sociali, esclusa la Cgil, per cui l'arbitrato che non potrà riguardare controversie di lavoro relative al licenziamento. La clausola compromissoria, inoltre, sarà firmata non al momento dell'assunzione ma dopo il periodo di prova e, per i contratti che non lo prevedono, dopo un mese dopo la firma del contratto. (Agenzia Dire, http://www.dire.it/)