6 ottobre 2010

Berlusconi: "Mai minacciato voto. Sono sicuro della lealtà dei finiani"

Non ho mai minacciato le elezioni, sarebbe un grosso guaio per il Paese". Lo sottolinea il premier Silvio Berlusconi in una conferenza stampa a palazzo Chigi: "Sono sempre stato convinto che le elezioni fossero un guaio. Gli italiani di tutto hanno bisogno meno che di una classe dirigente che litiga''. Secondo il Cavaliere con il voto anticipato ci sarebbe ''un indebolimento oggettivo dell'immagine del paese e dell'efficienza nazionale. Dobbiamo, invece, tornare a dimostrare in fretta agli italiani che c'è un governo che ha una maggioranza mai avuta in passato e che in due anni ha fatto moltissimo''.
"Sono tranquillo sul fatto che la maggioranza può andare fino in fondo in un questa direzione", ci tiene a precisare il premier annunciando i 5 Cdm sui cinque punti di programma dei governo. Qunato ai finiani non ha dubbi: non faranno venire meno la loro lealtà. "Il dibattito sui finiani non mi ha toccato - dice - da quando ho avuto assicurazioni dal loro coordinatore che ci sarebbe stata fedeltà al governo. Ho parlato con il capogruppo al Senato, mi ha dato assicurazione: tutto quello che fa parte del programma di governo troverà sostegno assoluto".
Il leader della Lega continua a chiedere di andare alle urne? ''Bossi bisogna interpretarlo...'', replica.
In ogni caso, saranno inviate al più presto, alle famiglie italiane, oltre 10 mln di copie del libro sul lavoro svolto dal governo sino ad oggi. "Di 37 provvedimenti urgenti approvati, 33-34 sono di contenuto, fatti cioè per incidere sulla realtà della vita nazionale - ha spiegato il presidente del Consiglio -. Ci sono tutte le cose che il governo ha fatto, sono precisazioni opportune, molte cose che credo i cittadini non abbiamo potuto conoscere. Si tratta di una quantita' di misure misconosciute, diamo una informazione su quello che e' utile i cittadini sapessero".
In conclusione: "L'indice di fiducia per il presidente del Consiglio, a stamattina, è al 60,2%. Tutto testimoniato dal fatto che il traffico si ferma dove il presidente del Consiglio arriva, ovunque in Italia".