10 ottobre 2010

Alpini uccisi, talebani rivendicano La Russa: armare i bombardieri. Bersani: chiariamo il nostro ruolo

"Li abbiamo uccisi noi gli italiani". Stamattina le milizie talebane afghane hanno rivendicato l'attentato, compiuto ieri nella zona di Farah, in Afghanistan, dove hanno perso la vita quattro alpini italiani. In una nota diffusa sul proprio sito Internet, e firmata dal portavoce delle regioni occidentali, Qari Muhammad Yusuf Ahmadi, si legge che "in un nostro attacco armato contro un convoglio logistico delle forze occupanti nella zona di Gulistan, a Farah, sono andati distrutti dieci veicoli militari".
Ai microfoni del Tg2 il ministro della Difesa, Ignazio La Russa ha chiesto che "per contrastare questo terrorismo occorre che sia il Parlamento a decidere se, a differenza di quello che anch'io finora ho ritenuto, armare i nostri bombardieri". Ha ricordato poi che decisioni simili sono già state prese da Stati Uniti, Inghilterra, Francia e altri Paesi.
"L'Italia è l'unico Paese che non armato i propri aerei e non lo ha fatto per mia decisione - ha aggiunto La Russa al Tg3 - , ma credo debba essere verificata in Parlamento. Non vorrei fosse sbagliata". Poi ha spiegato i motivi della sua scelta iniziale. "Quando le bombe vengono sganciate dall'alto c'e' il rischio che vadano a toccare anche zone di civili. Per questo ho detto di no".
Il Partito democratico è pronto a discutere in Parlamento se e come rafforzare la sicurezza per i militari italiani in Afghanistan. Il leader del Pd Pier Luigi Bersani ospite di Fabio Fazio a 'Che tempo che fa', ribadendo che "i talebani non possono vincere '' e ''non si può lasciare la patata bollente solo nelle mani degli altri", chiede però di ''chiarire il nostro ruolo'' prima di decidere sulle bombe.
Piero Fassino, responsabile esteri del Pd, a 'In mezz'ora' aveva già parlato di "problema delicato da affrontare con responsabilità". "Sono per una discussione di merito" anche se, aggiunge, "non siamo là per fare la guerra a nessuno".
L'eurodeputato Idv, Luigi de Magistris bolla la proposta come "irresponsabile" perché, dice, "esporrebbe la popolazione civile al rischio di nuovi bagni di sangue" . Per il responsabile giustizia del partito "il Parlamento dovrebbe impegnarsi a discutere in Parlamento una exit strategy" visto che in Afghanistan come denunciano da anni le Ong è in corso una guerra che coinvolge i nostri militari in violazione dell'art. 11 della Costituzione".
A Herat oggi l'ultimo saluto ai nostri militari. La camera ardente è stata allestita presso la sala 'Folgore' del Regional Command West di Herat. Domani il previsto rientro delle salme in Italia, forse già martedì i funerali solenni ma non ci sono in merito notizie ufficiali. A celebrare la messa funebre il cappellano militare di Camp Arena, la sede del comando del contingente italiano. I feretri verranno poi trasferiti all'aeroporto per la benedizione e gli onori militari, prima di lasciare l'Afghanistan nelle ore successive per il rientro in Italia.
L'attentato ieri nel distretto di Gulistan circa a 200 chilometri a est di Farath al confine con l'Helmand. Un ordigno è esploso attorno alle 9,45 ora locale uccidendo i quattro militari italiani. Un quinto soldato è rimasto gravemente ferito, ma non rischia la vita.
Le vittime, tutte in forza al 7° reggimento alpini di stanza a Belluno, inquadrato nella brigata Julia, sono il primo caporal maggiore Gianmarco Manca (nato ad Alghero il 24 settembre 1978), il primo caporal maggiore Francesco Vannozzi (nato a Pisa il 27 marzo 1984), il primo caporal maggiore Sebastiano Ville (nato a Lentini, provincia di Siracusa, il 17 settembre 1983) e il caporal maggiore Marco Pedone (nato a Gagliano del Capo, in provincia di Lecce, il 14 aprile 1987).