9 maggio 2010

Pd, la minoranza incalza Bersani: "O si cambia linea o il partito è finito"

Area democratica chiude la tre giorni di seminario a Cortona con un messaggio preciso a Pier Luigi Bersani. Al momento nessuno vuole spaccare il partito o andarsene ma, se la linea non cambia, il Pd e' destinato a finire. E il cambiamento che chiedono i dirigenti della minoranza, a partire da Walter Veltroni che ieri ha segnato il suo ritorno alla politica nel partito, e' quello di "tenere il Pd dentro la sua missione originaria", per dirla con Dario Franceschini. "Nessuno vuole andarsene -aggiunge- ma c'e' un disagio che Bersani sbagliarebbe a sottovalutare".
II segretario "ha il dovere di fare sintesi". La 'missione' evocata a Cortona corrisponde alle varie declinazioni del manifesto del Lingotto: vocazione maggioritaria, partito aperto e plurale, primarie. Punti che tengono insieme le sensibilita' che dentro Ad sono tante e anche variegate come ha dimostrato il dibattito, intenso, dei tre giorni di Cortona.

E se stamattina Piero Fassino ha svolto ancora una volta il ruolo di 'pontiere' (''Dobbiamo essere forti nelle nostre convinzioni" ma sempre "dentro uno spirito unitario"), Beppe Fioroni (nella foto) ad esempio, scalpita. Pur smentendo l'ipotesi, riportata da un quotidiano, di una federazione se le cose nel Pd non cambiano, l'ex-dirigente popolare non nasconde i problemi: "Sono arrabbiato", dice. "Non ne posso piu'", ripete. E il timore, sottolinea, e' che le sollecitazioni di Area democratica siano solo parole al vento: "Non vorrei che facessimo la fine del disco rotto che ripete sempre le stesse cose".
Fioroni da' voce alla parte piu' perplessa e per certi versi insofferente della minoranza del Pd. "'Credo che sia normale provare rabbia, perche' io sono ancora abituato a pensare che la politica e' anche passione, non solo calcolo e se uno e' arrabbiato lo deve dire'', incalza Fioroni rivolto al segretario Bersani e alla maggioranza e attacca: "'Dobbiamo cambiare linea politica". E su questo la minoranza ha il dovere di richiamare i dirigenti "alla loro responsabilita', senno' -scandisce- il Pd e' finito''.
Ma il timore e' che il dibattito di Cortona resti, appunto, tale: "Quante volte abbiamo detto che serve una svolta, che si deve cambiare linea? Io non voglio che Bersani ci dica che siamo un disco rotto, a noi che siamo l'unico disco che puo' suonare il Pd''. Per questo, dice Fioroni rispondendo indirettamente a Franco Marini intervenuto ieri, Area Dem non puo' "fare solo la resistenza''. La minoranza deve incalzare i dirigenti altrimenti "potrebbe trovarsi corresponsabile" per via "di una gestione unitaria" che, peraltro nei fatti, "non c'e'".
Allora, sottolinea, ''a quel punto e' meglio uscire da tutto'', senno' finisce che "sembriamo quelli che con il cappello in mano vanno a chiedere le poltrone''. Vedi i giornali, insiste, che ogni giorno "scrivono che Fioroni vuole una vicesegreteria. Ma fare il vice di che? Di un progetto e una linea che non condivido?".
Franceschini nel chiudere i lavori del seminario di Area democratica rinnova la richiesta a Bersani di tenere il Pd dentro la "sua missione originaria". E di questa missione fa parte la difesa del bipolarismo che e' una delle "ragioni sociali" del Partito democratico. "Troppi strateghi e politologi ci spiegano che il bipolarismo finisce con Berlusconi. Sarebbe deprimente. Dobbiamo essere chiari tra di noi: l'obiettivo del dopo Berlusconi e' ricominciare tutto daccapo per scomporre e ricomporre il quadro politico, magari con la legge elettorale giusta, o invece puntare finalmente a un bipolarismo moderno e europeo?", chiede Franceschini.
Per il leader di Ad lo scenario da perseguire e' il secondo, per questo "il Pd non puo' appaltare la ricerca del consenso guardando a sinistra e al centro, alle forze che ci sono e magari favorendo la nascita di forze nuove, partitini del 2 per cento" proseguendo nella "logica del lasciamoli andare", dice riferendosi agli abbandoni degli ultimi mesi. "Abbiamo lasciato che esponenti del partito se ne andassero nel silenzio, senza dolore, perche' c'e' chi pensa che tanto restano nel nostro campo e che insieme costruiremo una coalizione. Questo e' fuori dalla ragione sociale del Pd". Franceschini poi torna a battere sulle primarie e chiede che entro il 31 ottobre si facciano nelle grandi citta' in cui si vota per le amministrative. "Le primarie sono anche un modo per tenere aperto il partito a quei cittadini che quando si decide, vogliono esserci", aggiunge e "i gruppi dirigenti non possono aver paura degli elettori che invece sono i loro azionisti''.
Un ultimo passaggio Franceschini lo fa poi sul rapporto con Veltroni visto che alcuni giornali hanno parlato di una sua "gelosia" per il "ritorno" dell'ex-segretario: "Liberiamoci di queste ragnatele mentali. Noi abbiamo dentro Area democratica giovani talenti e grandi personalita' e questo e' un elemento di ricchezza da coltivare e non -conclude- da temere".