13 aprile 2010

Rom, nascondere l'identità per non perdere il lavoro e trovare una casa

Nascondere la propria identita' fuori dal campo per trovare casa o lavoro. Per alcuni rom del campo di via dei Gordiani, a Roma, nascondere le proprie origini a volte e' l'unica soluzione per continuare ad avere un contratto vero o per quelli che hanno avuto la fortuna di prendere una casa, di non essere discriminati all'interno di un condominio. Se non dici di essere rom, puoi star tranquillo. Non e' poi cosi' scontato che un cognome slavo sia un cognome rom. È quanto racconta Piergiuseppe Carucci, referente campo del VI Municipio per il segretariato sociale della cooperativa Ermes che opera nell'area dal 2007.

Molti non rivelano di essere rom al lavoro e o se hanno una casa- spiega- e lo fanno per timore di essere discriminati. Alcuni, quando ci sono le telecamere nei campi, si nascondono per non farsi vedere in televisione dai propri colleghi. Nel campo sono una ventina di persone ad avere un contratto, ma almeno due di loro nascondono il fatto di essere rom".
Un pomeriggio soleggiato nel campo. Il termometro di una farmacia a due passi da via dei Gordiani segna 20 gradi centigradi, ma nella roulotte del segretariato sociale il caldo sembra essere già soffocante. E per di piu' non c'e' corrente da qualche tempo, per un piccolo disguido tecnico. Sulle recinzioni del campo, dove sono appesi i cartelli con la scritta "area videosorvegliata", le donne hanno approfittato del bel tempo per stendere i tappeti. Tutt'intorno si sentono le voci di chi gioca a tennis in uno numerosi dei campi che circondano l'insediamento. Al di la' della strada, l'impianto di betonaggio per la nuova linea Metro di Roma va a pieno ritmo. "Questa e' una zona strategica- spiega Carucci- Si tratta di terreni gia' in possesso dell'AterRoma, l'Azienda territoriale per l'edilizia residenziale del comune". La vicinanza della nuova fermata della metro C, in via Teano, infatti, lascia pensare che presto questo campo potrebbe non esistere piu'. Una fermata metro fa lievitare il valore dei terreni.
Il campo di via dei Gordiani è li' dall'87. Sono alcuni abitanti di Casilino 900 ad arrivare per primi. Famiglie serbe appartenenti alla comunità dei Rudari provenienti tutte da Kragujevac, oggi la quarta città più grande della Serbia, qualche chilometro a sud di Belgrado. La composizione del campo, ad oggi, non è cambiata più di tanto. Ci sono alcuni romeni venuti al campo dopo aver sposato qualche residente e anche un paio di italiani, per la stessa ragione. Da qualche mese, inoltre, sono arrivate anche alcune famiglie montenegrine provenienti dalla chiusura di Casilino 900. I residenti sono in tutto circa 240, di cui 47 provenienti da Casilino 900. "La composizione del campo è per poco più del 50% composta da bambini, meno che in altri campi. Qui le coppie giovani non hanno molti figli come capita altrove. Circa 2 o 3. E poi mancano gli anziani". Sono distribuiti in 57 container. Quelli piu' grandi sono 12 metri per 2,80, mentre quelli piu' piccoli sono esattamente la meta'. Ultimamente sono state aggiunte delle roulotte per i nuovi arrivati. I container sono stati costruiti dal Comune nel 2001, dopo che un incendio distrusse l'insediamento.
Nel campo sono in tanti a cercare Piergiuseppe. Gli chiedono delle possibilita' di lavoro, ma anche dei documenti. Ultimamente si e' concluso il fotosegnalamento da parte del Comune. "Gli ultimi fotosegnalamenti- spiega Piergiuseppe- hanno risolto alcune situazioni drammatiche". Come nel caso della moglie di Johnny. Si fa chiamare cosi'. Ha una felpa lunga fin sulle gambe stile rapper e degli occhiali da sole che nascondono gran parte del volto. Sua moglie e' da tempo invalida, e' obesa grave e ha un'insufficienza respiratoria, ma ad oggi non ha mai avuto riconosciuta la sua condizione. Johnny invece chiede l'esito del suo tirocinio. Ha lavorato in un agriturismo. Si occupava delle coltivazioni. Dopo il periodo di prova attende una risposta. "Ora ci sono delle possibilità - dice Carucci- soprattutto con le imprese di pulizia". Ma Johnny replica: "Non mi dire che ancora una volta vogliono che faccio un tirocinio". Piergiuseppe annuisce. "Ancora?- replica Johnny- Un altro tirocinio, no!".
Le esperienze di inserimento lavorativo nel campo ad oggi hanno funzionato in circa 3 casi su dieci, spiega Carucci. C'e' anche la possibilita' di inserimento nelle cooperative. "Ci sono operatori stabili- aggiunge- che lavorano con noi da anni". Le possibilita' vengono offerte anche dal Municipio con una quindicina di borse lavoro. Una ventina di persone ha un contratto regolare, altre 15 lavorano in nero ma in modo stabile con la raccolta del ferro o come ambulanti di frutta abusivi. Ma il lato positivo e' che tra i giovani crescono i buoni esempi e la voglia di un lavoro stabile. "È forte in questo periodo la richiesta di formazione e di inserimento lavorativo - racconta-.
Prima invece c'erano grandi difficolta' a portare a compimento i progetti di formazione e inserimento". Nel tempo sono cambiati anche i reati compiuti da alcuni degli abitanti del campo. Mentre permangono quelli per furto, per Carucci, sono scomparsi del tutto i reati di spaccio.
Nel campo vivono anche tre famiglie che stanno progettando di prendere casa. Una scelta difficile, ma per loro ci sono le condizioni economiche per affrontare il passo. Tuttavia, spiega Carucci, non e' semplice. Aprire un mutuo e' sempre qualcosa di complesso. "Le difficolta' sono quelle che incontrano tutte le altre giovani famiglie italiane- spiega Carucci-. Una possibilita' potrebbe essere l'autocostruzione di case in cooperative, ma a Roma credo che siamo ancora troppo lontani da questi progetti, soprattutto con quello che e' oggi il mercato della casa". Sull'ingresso del campo, a terra, una scheda del bingo, con ogni probabilita' non vincente. Per molti, uscire dal campo significa fare un terno al lotto. Come per Ratko. Sta andando al supermercato, dice. Poi, anche a comprare le sigarette. E poi, vuotando il sacco a poco a poco, a tentare la fortuna. Gioca ai cavalli, oppure al gratta e vinci, al superenalotto non piu', da quando ha centrato un 3 da soli undici euro. Una vera delusione, dice lui. "Una volta ho vinto 2 mila euro- racconta sorridendo-. Non l'avessi mai detto. Nel campo tutti mi dicevano che avevo una fortuna sfacciata. Da allora non ho vinto più. Meglio non dire niente a nessuno". Ratko parla a bassa voce. Non racconta piu' in giro nel campo ne' delle sue giocate, tantomeno delle vincite. Pero' sogna ancora di poter cambiar vita. "Vediamo se un giorno riesco a fare qualcosa- dice-. Non dico tanto, bastano anche 10 mila euro e me ne vado dall'Italia". (Giovanni Augello)(Dires - Redattore Sociale)