14 aprile 2010

Riforme, Schifani: "Dialogo indispensabile, no a un Senato di serie B"

ROMA - Le riforme vanno fatte "senza accelerazioni" e il Parlamento deve essere "la sede naturale del confronto". Di più, "serve il dialogo con le opposizioni" e "il Senato non diventi una camera di serie B". Lo dice il presidente del Senato, Renato Schifani, nel suo discorso di apertura al convegno 'Una giovane Costituzione, eleggibilità e partecipazione giovanile dal 1948 ad oggi', a Montecitorio alla presenza del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano e con Gianfranco Fini.
"E' indispensabile non avere fretta- sottolinea Schifani- modifiche così delicate che richiedono ponderazione, equilibrio, scelte complesse mal si conciliano con idee di accelerazione dei tempi. Bisogna uscire dalle anticipazioni e dalle approssimazioni". Quanto al luogo del confronto, "è il Parlamento la sede naturale- aggiunge- che dovrà coinvolgere le forze politiche chiamate ad approfondire ogni elemento con grande competenza, ma anche e soprattutto con esemplare senso di responsabilità, avendo quale unico e fondamentale obiettivo le reali ed effettive esigenze della nostra Italia".
Per la seconda carica dello Stato, occorre "snellire la dinamica di rapporto tra governo e Parlamento e semplificare le procedure. Sono obiettivi che tutti ci proponiamo di raggiungere per adeguare il nostro sistema alle nuove e sempre più pressanti esigenze dei tempi. Ma dobbiamo farlo insieme e con ponderazione- conclude Schifani- Credo che sia giunto il momento del dialogo generoso e fattivo e della ricerca della più ampia condivisione. Ce lo chiedono i cittadini e in particolare i nostri giovani. Dobbiamo sentirlo come un dovere e come un debito nei loro confronti".
NO AD UN SENATO DI SERIE B - "No a una Camera di serie A e l'altra di serie B; entrambi i rami del Parlamento dovranno avere pari dignita' costituzionale nei ruoli e nelle competenze a ciascuno assegnati. La riforma del titolo V della parte seconda della nostra Costituzione - sottolinea Schifani - certo ci impone di sviluppare e rafforzare la capacita' del Senato di rappresentare le realta' regionali, che e' iscritta gia' oggi nel testo della Costituzione. E tuttavia dobbiamo essere consapevoli di quanto sia impervio e possibile fonte di complicazioni per il funzionamento della forma di governo percorrere la via di escludere il Senato dal circuito fiduciario, come anche quella di introdurre meccanismi elettorali che rendano difficile la formazione di una stabile maggioranza politica in quel ramo del Parlamento". La seconda carica dello Stato avverte: "Certamente il Senato potra' essere federale, ma il governo deve essere condizionato dalle sue decisioni. Ho sentito parlare di questione di governabilita', io stesso ho ipotizzato in termini generali il voto di censura, a seguito del quale il governo e' obbligato ad ottenere una nuova fiducia dalla Camera. Certo e' che la maggioranza del Senato non puo' che essere una maggioranza politica". Per il presidente del Senato, "va approfondita seriamente l'esigenza di una elezione contestuale dei due rami del Parlamento; esigenza che rappresenta oggettivamente un elemento di chiarezza e di stabilita' dei rapporti istituzionali. Riformare il bicameralismo per sottrazione- conclude- significa fallire ogni riforma costituzionale.Penso, confortato dal consenso di molti colleghi senatori, a un Senato che sia una Camera dell'Europa e delle Regioni. Ciò rappresenterebbe un salto di qualità ed un aggiornamento della nostra Costituzione coerente con le più profonde aspirazioni di chi quella Costituzione sessant'anni fa volle e scrisse". E il modello di 'nuovo' Senato che Renato Schifani ha in mente in vista delle riforme istituzionali. Un Senato dell'Europa e delle Regioni serve a superare le differenze tra il nord e il sud del Paese, a rafforzare l'unità nazionale facendosi portatore delle necessità e delle esigenze di ogni singolo territorio consentendo alle regioni di essere efficacemente rappresentate nel cuore della rappresentanza politica nazionale. Questo Senato- continua- controllerebbe l'Europa e l'Europa troppe volte mistificata nella realtà dei territori entrerebbe nel cuore dell'architettura costituzionale, proiettando le istanze locali nella logica di un bene più grande: il bene di una comunità capace di proporsi come fattore di coesione, stabilità e crescita". La seconda carica dello Stato specifica che "sono tutte riflessioni che certamente saranno affrontate nelle sedi competenti". Poi sottolinea che "a piu' di 60 anni dalla sua approvazione, la nostra Carta costituzionale mostra tutta la sua validità. E' una Costituzione giovane, giovane e vitale nella sua prima parte", quella sui valori e i principi fondamentali della Repubblica. Pero', osserva Schifani, nell'ambito della riflessione sulle riforme, occorrerà concentrarsi sul superamento del bicameralismo perfetto e sulla riduzione del numero complesivo dei parlamentari. "Il nostro compito oggi- conclude-è quello di non disperdere l'occasione di una legislatura che può e deve portare a compimento, nel modo più ampio e condiviso, il processo riformatore dell'ordinamento della nostra Repubblica.Quanto al merito della riforma "io credo- dice Schifani- che quel di cui noi abbiamo bisogno sia, come felicemente disse Giovanni Spadolini, 'un bicameralismo paritario e non più un bicameralismo perfetto'. Il necessario aggiornamento del nostro sistema bicamerale deve infatti conservare l'essenza della scelta voluta dai costituenti.
Infine una riflessione su quelle che potrebbero essere le competenze del nuovo Senato. Per la seconda carica dello Stato, "in questa prospettiva si potrebbe ipotizzare l'attribuzione di nuove responsabilità da affidare in via esclusiva al Senato passando così a una forma di bicameralismo in cui le funzioni delle due assemblee siano differenziate per ambiti di competenza, ma conservino la medesima legittimità democratica e lo stesso rilievo costituzionale". Ad un Senato, continua, "che rappresenti lo snodo tra sussidiarietà e unità nazionale, potrebbero, ad esempio, essere riconosciuti poteri di scelta dei componenti di tutti gli organismi di controllo, comprese le Autorità indipendenti, che si dovrebbero affiancare a poteri di decisione in via definitiva su provvedimenti legislativi che riguardino specifiche materie". Schifani conclude: "Se ad ogni nomina venisse accompagnato un esame approfondito e pubblico, anche attraverso audizioni dirette, sul modello statunitense ed europeo, delle candidature, il Senato diventerebbe il luogo istituzionale perché i giovani e tutti i cittadini si sentono garantiti dai principi cardine della trasparenza e del merito".
DIALOGO INDISPENSABILE - "Le riforme devono essere supportate da un'azione politica autorevole, credibile e devono essere connotate dal raggiungimento di una larga maggioranza che non puo' e non deve essere soltanto quella delle forze politiche che sono attualmente al governo. La mancata condivisione- sottolinea il presidente del Senato- il non raggiungimento di un felice equilibrio tra tutte le forze politiche rischierebbe, infatti, di fare naufragare qualunque progetto, come e' accaduto nelle passate legislature. Due sono i problemi da affrontare- continua- il problema del metodo e quello, soltanto temporalmente secondo al primo, del merito. Ben vengano progetti da tutte le forze politiche sui quali dovra' essere effettuata un'attenta analisi, dovra' esserci confronto, dialogo, eventualmente anche acceso, purche' alla fine del percorso si raggiunga un risultato che sia, se possibile, la giusta mediazione tra diversi punti di vista". L'approdo finale, osserva Schifani, deve offrire "al nostro Paese un prodotto di vera qualita', capace di ridare slancio e snellezza all'intero sistema parlamentare e che sia idoneo a risolvere i problemi sociali ed economici degli italiani". Quindi ricorda che "il dibattito del 2 dicembre al Senato si e' concluso con una generale condivisione di questo metodo. Nelle mozioni che sono state da tutti votate si e' con chiarezza affermata la necessita' di giungere, e cito, alla 'approvazione di un testo condiviso dalla piu' ampia maggioranza parlamentare'. E io mi considero fin d'ora- conclude- garante del metodo 'inclusivo' approvato in Senato all'unanimita'".