7 aprile 2010

Riforme, i finiani: "Semipresidenzialismo alla francese, un modello"

"L’ipotesi di una riforma della forma di governo che riprenda il modello francese della V Repubblica affascina da tempo la classe politica italiana. Le ragioni di questa attrazione sono molteplici ma il confronto tra il modello francese di semipresidenzialismo con la situazione italiana è tuttavia un terreno ancora problematico, non solo per ragioni di natura storica e ordinamentale, ma anche per una diversa natura, indole, della nostra classe politica e della nostra società". E' quanto si legge nel documento di 'Farefuturo' introduttivo al convegno "La Quinta Repubblica: un modello per l’Italia", in programma giovedì 8 aprile a Roma; aperto dalla relazione del presidente della Camera, Gianfranco Fini, vedrà la partecipazioni di studiosi italiani e francesi.
Abbiamo inteso cominciare dal modello francese- spiega Adolfo Urso, segretario generale di Farefuturo- perché ci sembra il più attinente la realtà italiana, anch'essa bipolare e composita come quella francese. Gli altri modelli che spesso sono portati ad esempio, il presidenzialismo americano e quello austriaco, ci sembrano meno confacenti al nostro sistema sociale e politico. Il semipresidenzialismo francese, anche per quanto riguarda il peso del presidente della Repubblica e i suoi contrappesi di governo e parlamentari, rispecchia un sistema coalizionale e bipolare per molti versi simile a quello della realtà sociale e politica italiana".
"E' comunque- prosegue D'Urso- un modello di studio che non intendiamo certo imporre ma solo e giustamente proporre per discutere dentro il Pdl, con i nostri alleati e con le forze di opposizione, nella speranza che finalmente si apra la stagione delle riforme e che nei prossimi tre anni si faccia quello che gli italiani attendono da trent'anni: 'ammodernamento dello Stato e delle istituzioni con un nuovo e consapevole 'patto costituente'".
In particolare, il documento mette a fuoco tre aspetti. Il primo riguarda il carattere dell'esperienza francese che vede, spiega la Fondazione, "un forte controllo dell’opinione pubblica sulla politica. L’elezione diretta del capo dello Stato deve coincidere infatti con la personalità più eminente presente nel sistema politico e non con figure secondarie del panorama politico". Il secondo è relativo al "ruolo del presidente della Repubblica", che "è direttamente responsabile solo davanti al popolo ma non davanti alle Camere godendo pertanto di un potere di rappresentanza più forte". Tuttavia, questo "non distrugge tutti i simboli e le figure legate al parlamentarismo della Repubblica che sono invece conservati, come nel caso dell’istituto della fiducia". Il terzo e ultimo punto riguarda il rapporto tra 'presidenzialismo e federalismo'. Per 'Farefuturo' "il modello semipresidenziale francese si presenta in grado di assicurare un equilibrio tra poteri locali, rappresentati nel Senato, e l’unità del Paese e la rappresentanza della Repubblica all’esterno. L’esperienza italiana è diversa: tende al federalismo e stenta ad avere una seconda camera di rappresentanza territoriale. Il nodo nel caso italiano non sarebbe dato dal circuito istituzionale, ma dal suo riflesso sul sistema normativo. La revisione dovrebbe infatti toccare il riordino delle competenze e delle fonti, mentre per la formazione del Senato federale la base potrebbe essere data dalla cosiddetta bozza Violante".