2 aprile 2010

Pd, per Veltroni è fermo per Bersani no: "Siamo in piedi, ora acceleriamo"

ROMA - Alle elezioni regionali, secondo Walter Veltroni al Pd "e' andata male". Il partito e' "fermo al risultato delle europee" nonostante gli scandali che hanno travolto Silvio Berlusconi, che "i sondaggi davano in forte declino", dice l'ex segretario in una intervista a Repubblica, nella quale chiede a chi guida i democratici di "riconoscere la sconfitta", premessa per ripartire. Una ricostruzione che Pier Luigi Bersani smonta punto su punto. In una lettera inviata ai coordinatori dei circoli, il leader democratico replica indirettamente a Veltroni e dice: "Siamo in piedi, ora dobbiamo accelerare".
"DELUSI PER LAZIO E PIEMONTE, MA SETTE REGIONI VINTE NON ERA UN RISULTATO SCONTATO" - Le recenti elezioni regionali, scrive il segretario del Pd, "sono state per tutti noi un passaggio importante, che ci mostra tutta la complessità e la profondità dei problemi che abbiamo di fronte". Ciononostante il Partito democratico "è in piedi". Bersani non si nasconde i problemi emersi dal voto delle regionali. "Sentiamo forte in queste ore- dice nella lettera ai coordinatori di circolo- la delusione per avere perso la guida di alcune regioni, e il Lazio e il Piemonte per una manciata di voti. La delusione è solo in parte attenuata dal fatto che abbiamo conquistato comunque la presidenza di sette tra le tredici regioni in palio: un risultato certamente non scontato alla luce dei rapporti di forza che si sono determinati nelle elezioni più recenti, tenendo conto che le elezioni regionali del 2005 si erano svolte dentro un altro universo politico". Va rimarcato tuttavia "che per la prima volta dopo molto tempo, nel voto di domenica e lunedì scorsi si è verificato un arretramento consistente dei consensi del Popolo delle libertà, solo in parte compensato dalla crescita della Lega; le distanze tra il campo del centrodestra e il campo del centrosinistra sono oggi sensibilmente inferiori rispetto a un anno fa, e quindi pur dentro a elementi di delusione si apre uno spazio per il nostro impegno e per il nostro lavoro".
"COSTRUIRE UNA ALTERNATIVA DA OFFRIRE AGLI ITALIANI" - Nel voto del 28 e 29 marzo, Bersani individua "chiaramente alcuni problemi di fondo nel rapporto tra i cittadini italiani e la politica: c'è una disaffezione crescente, che si manifesta come distacco e radicalizzazione, verso una politica che gli elettori percepiscono come lontana dai loro problemi. Una crisi sociale ed economica pesante fa sentire ogni giorno le sue conseguenze sulla vita dei cittadini, senza che dal governo arrivino risposte adeguate alla gravità dei problemi. Il principale responsabile di questa situazione è il presidente del Consiglio. Ma è una situazione che interroga anche noi", dice il leader democratico. Il Pd avra' "la possibilità di cambiare il corso delle cose", aggiunge, se sara' capace "di offrire un'alternativa positiva e credibile, di dare un'altra possibilità agli italiani".
"RADICARE UN PARTITO A FORTE VOCAZIONE POPOLARE" - Il segretario del Pd ribadisce i contenuti della mozione congressuale e sottolinea la necessita' di radicare un partito a forte vocazione popolare. "Adesso dobbiamo accelerare- dice- Da qui dobbiamo ripartire mettendoci al lavoro per rafforzare il nostro progetto e per dare radicamento a un Partito democratico concepito come una grande forza popolare, presente con continuità ovunque la gente vive e lavora e capace di offrire proposte che abbiano un contenuto sempre più visibile e coerente".
Diversamente, avverte il segretario, "i rischi non solo di disaffezione dell'elettorato ma anche di radicalizzazione e di frammentazione impotente, non potrebbero che diventare più gravi. Dobbiamo servire il Paese raffigurandoci come un partito fondato sul lavoro, il partito della Costituzione, il partito di una nuova unità della nazione. Il Partito democratico- conclude il leader del Pd- è il partito di una nuova centralità e dignità del lavoro dipendente, autonomo, imprenditoriale e della valorizzazione del suo ruolo nella costruzione del futuro del Paese".
CHIAMPARINO: "STO CON PIER LUIGI". FRA 10 GIORNI INCONTRO A ROMA - Sergio Chiamparino, in un'intervista al Corriere della Sera, si dice pronto a lavorare per il Pd. E premette a chiare lettere di "stare con Pier Luigi". Toni e disponibilità che il segretario del Pd, a quanto si apprende, ha apprezzato. Questa mattina, Bersani ha chiamato il primo cittadino di Torino e i due si sono dati appuntamento per un incontro a Roma tra 10 giorni. Da Largo del Nazareno fanno sapere che e' ancora presto per parlare di incarichi e responsabilita' operative. Ma i toni tra Bersani e Chiamparino sono stati piu' che cordiali, e le idee del sindaco di Torino per radicare il partito al Nord sono largamente condivise dal segretario democratico.