29 aprile 2010

Bossi: "No alle elezioni. Federalismo o finiamo come la Grecia"

ROMA - "Senza il federalismo fiscale l’Italia fa la fine della Grecia. Non c’è il rischio di elezioni anticipate perché la Lega non le vuole". Parlando a Radio Radicale, il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, chiude la strada che porta alle urne prima della fine della legislatura. "Serve il federalismo fiscale- prosegue- altrimenti l’Italia fa la fine della Grecia, è assolutamente necessario".Quanto ai rapporti nella maggioranza, Gianfranco Fini è d'accordo nel fare il federalismo e scongiurare così il rischio di elezioni anticipate? "Sotto sotto, penso di sì– risponde il Senatur- Adesso è tutto preso a cercare di tamponare le beghe avvenute con Berlusconi e quindi si lascia andare a ragionamenti ai quali non crede nemmeno lui. Sa anche lui che occorre fare il federalismo fiscale".

Riforme, D'Alema: "Dialogo? Berlusconi il vero ostacolo"

Il problema non è Gianfranco Fini. La posizione di Berlusconi è l'ostacolo vero a fare un dialogo vero. A Berlusconi piace il monologo, anche per questo gli da fastidio Fini perché è una personalità forte che pretende di discutere. Cosa che avviene in tutti i partiti democratici ma non in quel partito perché lì c'è un capo. La democrazia di un uomo solo al comando non c'è da nessuna parte nel mondo e non funziona e non funziona neanche da noi". Lo ha detto a Sky Tg24 il presidente del Copasir, Massimo D'Alema. "È sbagliata la visione semplicistica e strumentale secondo la quale Fini è diventato di sinistra o che ci si debba alleare con lui. Ma è anche sbagliato non rendersi conto dell'importanza dei problemi che pone. Il presidente della Camera propone un modo diverso di essere della destra italiana, meno aggressivo, più rispettoso delle istituzioni, capace di dialogare sui grandi problemi del Paese".

"La retorica delle riforme è fastidiosa- ha aggiunto l'esponente del Pd- perché nessuno spiega quali sono le riforme che si vogliono fare. Il governo non ha presentato alcuna proposta di riforma. Io credo che per fare le riforme bisogna avere un dialogo vero, rispettoso anche degli altri. Per noi la principale questione istituzionale è cambiare una legge elettorale ingiusta che impedisce ai cittadini di scegliere i loro deputati. Siccome il presidente del Consiglio ci ha detto 'non se ne parla neanche', se il dialogo comincia così, comincia male".

"SUA ECCELLENZA IL MADE IN ITALY": A MAR DEL PLATA LA MOSTRA MULTIMEDIALE ORGANIZZATA NELL’AMBITO DELLA 4. SETTIMANA DELL’EMIGRATO LAZIALE

Una mostra multimediale dal titolo "Italia del Boom – Breve Storia dell’Italia del Dopoguerra", una tavola rotonda sull’eccellenza enogastronomica italiana e una degustazione guidata di vini italiani e di prodotti tipici: sono le tre iniziative che compongono "Sua Eccellenza il Made in Italy", il progetto organizzato a Mar del Plata da MitinItaly, il Centro Laziale Marplatense, la Fedelazio, Ciao Italia e la Regione Lazio, e in programma per il 6 maggio prossimo, alle ore 18 nella sede della "Federaciòn de Sociedades Italianas de Mar del Plata" (La Rioja N 2043).Uno degli obiettivi del progetto è quello di favorire la nascita di sinergie tra l’Associazione Mitinitaly e le aziende importatrici dei prodotti italiani ai fini di porre le prime basi per la creazione di una joint venture con realtà locali. Un altro obiettivo, quello di porre le basi per la promozione della cultura italiana attraverso la realizzazione di mostre e manifestazioni aventi lo scopo di mostrare l’immagine dell’Italia all’estero valorizzando la storia e le radici comuni che legano il nostro Paese all’Argentina.
La mostra multimediale "l’Italia del Boom – Breve Storia dell’Italia del Dopoguerra" rappresenta un viaggio virtuale nella storia del nostro Paese negli anni del Boom economico che hanno apportato notevoli mutamenti nello stile di vita degli italiani creando il presupposto di quello che sarebbe diventato l’"Italian Style".Fantasia, eleganza, affidabilità e qualità, sono le caratteristiche che hanno contribuito all’affermazione del modello italiano in tutto il mondo. Ci sono anni che non sono anni qualsiasi: sono quelli che gli storici usano per demarcare l’inizio di importanti svolte, come il 1492, la scoperta dell’America, o il 1789 la Rivoluzione Francese.Un "anno svolta" per noi italiani è il 1957, quando inizia la trasformazione del Paese da un’economia prevalentemente agricola a una economia prevalentemente industriale. Il 1957 segna insomma l’inizio di quello che verrà chiamato il "miracolo economico italiano", o semplicemente il "boom", una parola onomatopeica che vuole riprodurre il suono di una esplosione. Non a caso proprio nel 1957 nasce la "500", la piccola vettura economica (utilitaria, si diceva) con cui la Fiat motorizzò gli italiani. Altri avvenimenti segnano quel 1957: la maturazione della televisione con programmi cult come Il Musichiere di Mario Riva, o come Carosello. I grandi personaggi della tv, dello spettacolo e del cinema degli anni d’oro dell’Italia del Dopoguerra saranno i protagonisti della Mostra insieme alla gente comune immortalata alle prese con le nuove abitudini e il benessere apportate dal boom e dal progresso tecnologico di lì a venire.

SOTTOSCRITTO ACCORDO TRA L'UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PALERMO E L'UNIVERSIDAD ABIERTA INTERAMERICANA

In seguito alla sottoscrizione dell'accordo di cooperazione con l'Università degli Studi di Palermo dello scorso 12 aprile, le autorità dell'Universidad Abierta Interamericana di Argentina (UAI) hanno iniziato a lavorare alla realizzazione di un corso di laurea magistrale a titolo congiunto sul tema "Modelli di dinamica dei sistemi per lo sviluppo sostenibile delle organizzazioni", un corso di laurea già presente nell'offerta formativa dell'università siciliana come programma finanziato dal progetto comunitario "Erasmus Mundus a attivo con le Università di Nijmegen (Olanda), Bergen (Norvegia) e Lund (Svezia).
Ne dà notizia la Federazione delle Associazioni Siciliane di Buenos Aires e Sud della Repubblica Argentina (Fesisur), ricordando che la prossima tappa di questo accordo sarà quella di discutere sulla divergenza tra la normativa italiana e quella argentina in materia di riconoscimento dei titoli. A tal fine, nei prossimi mesi, ci sarà l'incontro tra il professor Carmine Bianchi e le autorità della UAI per individuare le tematiche specifiche di interesse per la realtà italo-argentina, con l'intento di personalizzare il corso. Nella firma di questo accordo un ruolo importante ce l’ha avuto proprio la Fesisur e la Camera di Commercio Siciliana di Argentina per il collegamento tra le due istituzioni. (aise)

PASSAPORTI DIGITALI E FUNZIONARI ITINERANTI: APPROVATO ALL’UNANIMITÀ L’ODG DI CONSIGLIO

Il rilascio del passaporto digitale, quello, cioè, con le impronte digitali, recherà qualche disagio ai connazionali che abitano lontano dai consolati. Questa la premessa dell’ordine del giorno presentato da Carlo Consiglio – odg che ha assorbito quello presentato per gli stessi motivi da Francisco Nardelli – con cui si chiede al Mae un impegno concreto da attuare con i funzionari itineranti presso le comunità residenti lontano dalle sedi consolari. L’odg è stato approvato all’unanimità. Questo il testo. "Considerato che per il rilascio dei passaporti è stato disposto di acquisire le impronte digitali dei richiedenti e che, soprattutto nei Paesi extra Ue, la disposizione stessa provocherà disagi notevolissimi a chi avrà necessità di rinnovare il passaporto, costretto a raggiungere la sede del Consolato a volte distante oltre 2000 chilometri.

chiede che il Mae possa favorire soluzioni operative per ridurre tali disagi valutando di consentire ai funzionari itineranti di visitare ciclicamente le comunità lontane dalla sede consolare, provvedendo all’integrazione dei punti apposti presso il consolato generale. Delega il segretario generale ad aprire un dibattito con le autorità competenti". (aise) .

28 aprile 2010

SUD: SCAJOLA, DEVE CONTRIBUIRE A CRESCITA PAESE. GREEN ECONOMY E' CHANCE

La crescita dell'Italia non puo' prescindere da quella del Sud. Anzi. Ne ha bisogno. E, in questa prospettiva, la cosiddetta ''Green Economy'' rappresenta per il Mezzogiorno una chance eccezionale.Questo il messaggio lanciato oggi dal ministro per lo Sviluppo Economico, Claudio Scajola, nel corso di un convegno organizzato dalla Cisl sul tema ''Green economy: occasione storica per il Mezzogiorno''.''Di fronte alla competitivita' molto forte della economia globale, l'Italia solo con il Nord non ce la puo' fare - ha detto Scajola commentando i dati Istat che vedono Campania Sicilia e Sardegna con un tasso di disoccupazione alto -. Il Sud deve crescere per contribuire alla crescita dell'Italia''.
Il tema e' l'occasione per ribadire che ''ad ottobre il Governo ha deciso di predisporre un piano di rilancio decennale. Questo piano e' ormai quasi pronto ed entro l'estate il presidente Berlusconi verra' a presentarlo a Napoli''. Nell'ottica di rilancio del Mezzogiorno saranNo essenziali, dunque, ''interventi di riequilibrio del nostro settore energetico'' che allo stato attuale e' caratterizzato da un ''mix di generazione elettrica fortemente squilibrato: composto per l'82% da fonti fossili e un costo medio dell'elettricita' piu' caro del 30% rispetto ai principali partner europei''. Per il ministro, far fronte alla situazione vuol dire, necessariamente, ''elaborare una strategia energetica nazionale e definire obiettivi certi di sviluppo, con un mix di generazione elettrica formato dal 50% di combustibili fossili, 25% di fonti rinnovabili e 25% di nucleare''. La Green economy, per questo, rappresenta un ''settore chiave e in continua espansione'' con una strategia dell'Esecutivo ''che si e' gia' concretizzata in misure dirette a promuovere non solo la produzione di energia da fonti rinnovabili, ma anche l'efficienza energetica''.Il ministro ha sottolineato che, poiche' il settore dell'energia rinnovabile e' ''molto appetibile per le grandi imprese straniere'' si e' voluto dedicare ''particolare attenzione alle piccole e medie imprese, che costituiscono una colonna portante dell'economia italiana e del Mezzogiorno''. ''La Green economy costituisce una grande opportunita' - ha concluso Scajola -, una occasione storica per il meridione''.

LAVORO: SACCONI, PER GIOVANI SERVONO BUONI SISTEMI FORMATIVI

Puntare sui sistemi formativi ed educativi. Questa, per il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, l'unica risposta possibile ai dati Istat che descrivono ''una situazione difficile con alti tassi di inattivita' e disoccupazione'' che riguarda i giovani. Il ministro ne parla nel corso di un collegamento in videoconferenza durante un convegno della Cisl a Napoli sulla Green Economy.

Il monito di Sacconi e': ''Nessuno si illuda di risolvere il problema della disoccupazione giovanile attraverso soluzioni contrattuali che potrebbero solo aumentare l'esclusione dal mercato del lavoro''. E ''nessuno si illuda di individuare incentivi di legge, oltre quelli offerti dai contratti di apprendistato o quelli che possono offrire accordi raggiunti con la contrattazione decentrata''.L'unico modo giusto per rispondere a questo problema, assicura il ministro, ''consiste nei buoni sistemi formativi ed educativi''.

27 aprile 2010

Volontariato: via alle iscrizioni per il 5 per mille

Anche quest’anno, tutti i contribuenti potranno destinare il cinque per mille delle loro tasse al volontariato, al Comune di residenza, a università, enti di ricerca scientifica e sanitaria o ad associazioni sportive dilettantistiche.
Per il volontariato, possono godere di questo beneficio le onlus, le associazioni di promozione sociale iscritte nei registri nazionale, regionali e provinciali, le associazioni e le fondazioni riconosciute che operano nei settori indicati dall'art. 10, comma 1, lettera a) del D.lgs 4/12/1997, n. 460. È però indispensabile che siano iscritti negli elenchi del cinque per mille tenuti dall’Agenzia delle Entrate.

La domanda va presentata entro il 7 maggio esclusivamente in via telematica (ecco il software), direttamente dai soggetti interessati se abilitati ai servizi Entratel o Fisconline, ovvero tramite gli intermediari abilitati, utilizzando questo modello.
Attenzione: devono presentare domanda per il 2010 anche le associazioni che l'hanno già fatto negli anni precedenti. Il 14 maggio 2010 l’Agenzia delle Entrate pubblicherà sul proprio sito (www.agenziaentrate.it) l’elenco provvisorio degli enti del volontariato, entro il 20 maggio 2010 si potranno segnalare eventuali errori ed entro il 25 maggio ci sarà l’elenco aggiornato.

Smog, dai trasporti un quarto dei gas serra: italiani auto-dipendenti

ROMA - Dai trasporti giungono "circa 1/4 delle emissioni complessive di gas a effetto serra nell'Ue". Tra 1997 e 2007 il trasporto merci su strada segna un +43%, quello per via aerea +35%, mentre cala la quota della rotaia e delle vie idriche. La crisi per ora ha ridotto i volumi, ma "i trasporti riprendano a crescere". Il trasporto aereo è "il settore in più rapida crescita" con un +48%. La modalità prevalente di trasporto resta l’automobile, che "rappresenta il 72% dei chilometri complessivamente percorsi dai passeggeri nell'Eu-27". Le emissioni di gas a effetto serra dovute ai trasporti (esclusi trasporto aereo e marittimo internazionali) "sono aumentate del 28% tra il 1990 e il 2007, e ora rappresentano circa il 19% delle emissioni complessive".

Nella sua decima edizione, la relazione 'Term' (Transport and environment reporting mechanism), l'Agenzia europea dell'ambiente (Aea) presenta una panoramica dell'impatto dei trasporti sull'ambiente, fondata su un’analisi di 40 indicatori rilevanti. I dati del periodo 1997-2007 presentano "un quadro eterogeneo, con alcuni miglioramenti degli inquinanti atmosferici e gravi preoccupazioni riguardanti la crescita persistente delle emissioni di gas a effetto serra causate dai trasporti".
Se da un lato, grazie ai progressi tecnologici, "si producono veicoli più ecologici", dall’altro "un numero sempre più elevato di passeggeri e merci percorre distanze sempre più lunghe, annullando così i vantaggi acquisiti in termini di efficienza".
Sulla base di un'analisi delle tendenze a lungo termine, la nuova relazione 'Term' dell’Agenzia europea dell'ambiente (Aea) invita a "elaborare una visione chiara che definisca il sistema dei trasporti in Europa entro il 2050 e politiche coerenti per realizzarlo".
Negli ultimi dieci anni "ci siamo concentrati su misure volte a migliorare la mobilità, separando le emissioni dei trasporti dalla crescita economica- dice Jacqueline McGlade, direttore esecutivo dell’Aea- oggi possiamo constatare che gli ingenti investimenti nelle infrastrutture di trasporto ci hanno permesso di soddisfare maggiormente le nostre esigenze quotidiane, ma non hanno condotto a una diminuzione dei periodi di esposizione al rumore, al traffico e all'inquinamento atmosferico”. In futuro "dovremo concentrarci non solo sulle modalita’ di trasporto- aggiunge McGlade- ma anche sulle ragioni per cui le persone scelgono di viaggiare, perché in ultima analisi la mobilità è legata indissolubilmente alla qualità della nostra vita”.
I trasporti, compreso il trasporto aereo e marittimo internazionale, "rappresentano circa un quarto delle emissioni complessive di gas a effetto serra nell'Ue". A differenza di altri settori, "l'impatto dei trasporti sull'ambiente continua ad essere strettamente legato alla crescita economica".
Il trasporto di merci "tende a crescere a un ritmo lievemente più rapido rispetto all'economia", spiega il rapporto. I maggiori incrementi nell’Eu-27 si sono registrati "per il trasporto di merci su strada e per via aerea (aumentato rispettivamente del 43% e del 35% tra il 1997 e 2007)". Nello stesso periodo "è diminuita la quota del trasporto su rotaia e per vie navigabili interne in rapporto al volume totale di merci".
L'attuale rallentamento dell'economia "ha ridotto i volumi di trasporto- segnala la nuova relazione 'Term' dell’Agenzia europea dell'ambiente (Aea)- ma si prevede che i trasporti riprendano a crescere non appena riprenderà la crescita dell'economia". Il trasporto di passeggeri "ha continuato a crescere, ma ad un ritmo più lento rispetto all'economia". Il trasporto aereo all'interno dell'Ue è rimasto "il settore in più rapida crescita, con un aumento del 48% tra il 1997 e il 2007". La modalità prevalente di trasporto è rimasta l’automobile, che "rappresenta il 72% dei chilometri complessivamente percorsi dai passeggeri nell'Eu-27".
Nei paesi membri dell’Aea, le emissioni di gas a effetto serra dovute ai trasporti (con l’esclusione del trasporto aereo e marittimo internazionale) "sono aumentate del 28% tra il 1990 e il 2007, e ora rappresentano circa il 19% delle emissioni complessive". Nonostante le recenti riduzioni delle emissioni di inquinanti atmosferici, "nel 2007 il trasporto su strada è stato il principale responsabile delle emissioni di ossidi di azoto e il secondo produttore di sostanze inquinanti che danno origine al particolato".
Tra i 32 paesi membri dell’Aea, solo la Germania e la Svezia sono al passo nella realizzazione degli obiettivi indicativi per il 2010 riguardanti l’uso di biocarburanti. E l'inquinamento legato ai trasporti non si limita all'aria. Il traffico stradale rimane "di gran lunga la principale fonte di esposizione all’inquinamento acustico". Il numero di persone esposte a livelli di rumore nocivi, specialmente di notte, "è destinato ad aumentare a meno che non vengano elaborate e attuate politiche efficaci in materia di inquinamento acustico".

Auto, disco e binge drinking: giovani a rischio alcol

ROMA - Tra i consumatori giornalieri di bevande alcoliche, il vino è sempre più diffuso mentre scende la birra. Ridotta la percentuale di consumo di altri tipi di alcolici. Il consumo di alcolici considerato a rischio è più alto tra i giovani guidatori che frequentano la discoteca. È quanto emerge dai dati diffusi dall'Istat, relativamente ad una popolazione dagli 11 anni in su. Il campione riguarda 19 mila famiglie, 49 mila gli individui coinvolti. Il periodo di riferimento è il 2009, in cui consumatori raggiungono il numero di 36 milioni e 549 mila, il 68,5% delle persone di 11 anni e più.
Dai dati sembra emergere un peso significativo di chi assume alcol con modalità a rischio tra coloro che guidano più frequentemente l’automobile (pur non potendosi stabilire se si tratti di comportamenti contestuali). Complessivamente, il 17,8% dei guidatori abituali (persone di 18 anni e più che guidano l’auto almeno qualche volta alla settimana) ha un comportamento di consumo di alcol a rischio, mentre tale quota è pari al 12,2% tra chi guida occasionalmente o non guida. In particolare, tra i giovani di 18-24 anni, gli automobilisti abituali presentano comportamenti di consumo a rischio in percentuali più elevate rispetto agli automobilisti occasionali (non più di qualche volta al mese) o alle persone che non guidano affatto. Per i maschi di questa fascia d’età, gli automobilisti abituali con almeno un comportamento di consumo a rischio sono il 24,6%, contro il 17,9% di quelli occasionali o che non guidano. Questa differenza nei comportamenti di abuso è dovuta in particolare al binge drinking (23,7% contro 16,8%). Per le donne di 18-24 anni si osservano analoghe differenze di comportamento, anche se con minore evidenza. Anche tra gli anziani si osserva una associazione più elevata tra consumo a rischio di alcol e guida abituale dell’automobile, in questo caso dovuta in maggior parte al consumo giornaliero non moderato.
DISCO E SBALLO - Alcuni comportamenti a rischio nel consumo di alcolici si associano fortemente all’abitudine ad andare nelle discoteche e luoghi in cui si balla. Si tratta di comportamenti più diffusi proprio laddove ci sono occasioni di incontro e socializzazione. Tra chi frequenta assiduamente le discoteche (più di 12 volte nell’anno) la quota di quanti dichiarano un comportamento di consumo a rischio è più alta. Se consideriamo soltanto i maschi, sono il 35,1% (rispetto al 23,8% di coloro che non vanno in discoteca), mentre tra le donne tali quote sono, rispettivamente, il 14,5%, il 6,2%. Se si prendono in considerazione le sole ubriacature, queste riguardano il 29,1% tra gli uomini che vanno in discoteca più di una volta al mese, contro l’8,9% di quelli che non ci vanno e l’11,4% contro l’1,8%, rispettivamente, nel caso delle donne. Il fenomeno riguarda soprattutto i giovani fino a 24 anni e gli adulti fino a 44 anni.
È importante valutare quanto l’associazione di entrambi questi comportamenti sia diffusa proprio tra i guidatori abituali, ai fini di stimare la quota di popolazione a rischio anche se solo potenzialmente. Tra i guidatori abituali emerge una forte associazione tra la assiduità con cui si frequentano discoteche o, in generale, luoghi in cui si balla, e il consumo di alcol a rischio, soprattutto tra i giovani fino a 24 anni e gli adulti fino a 44 anni. Tra gli uomini di 18-24 anni guidatori abituali, infatti, la quota di consumatori a rischio passa dal 13,3% di chi non frequenta discoteche, al 39,2% di chi, invece, le frequenta più di una volta al mese. Analogamente tra le giovani guidatrici il dato passa, rispettivamente, dal 3,9% al 16,7%. Per quanto riguarda gli uomini di 25-44 anni, i guidatori abituali con consumo a rischio di alcol sono il 17,4% di chi non frequenta discoteche e il 31,4% dei frequentatori più assidui. Per le donne le corrispondenti percentuali sono il 3,9% e il 12,9%. Alle età successive tale associazione si indebolisce fino a scomparire.
BINGE DRINKING - Il 27% della popolazione di 11 anni e più (14 milioni 419 mila persone) beve almeno un tipo di bevanda alcolica al giorno. Molto elevate sono le differenze di genere, considerando che l’81% degli uomini consuma alcol, in particolare vino (67,5%), birra (60,8%) e altri alcolici come aperitivi, amari e superalcolici (53,4%), mentre le donne consumatrici sono il 56,9% e anche per loro il vino è la bevanda alcolica più diffusa (41,3%), seguita da birra (31,3%) e altri alcolici (26,2%).
I consumatori giornalieri di alcol scelgono prevalentemente il vino: il 36,3% degli uomini e il 13,9% delle donne. Per la birra le percentuali scendono rispettivamente all’8% e all’1,4%. Residuale è il consumo quotidiano degli altri tipi di alcolici (1,4% dei maschi e 0,2% delle femmine). Analizzando le diverse fasce d’età, il consumo di alcol riguarda soprattutto gli adulti; in particolare, nella popolazione tra i 25 e i 74 anni circa tre persone su quattro dichiarano di aver consumato alcol nell’anno considerato. Tra gli uomini la quota è almeno pari all’85%, mentre per le donne non supera il 65%. Rilevante appare la quota dei ragazzi di 11-15 anni che ha assunto alcolici negli ultimi 12 mesi: 18,5% dei maschi e 15,5% delle femmine, mentre già a partire dai 18-19 anni i valori di consumo sono prossimi alla media della popolazione (78% dei maschi e 58,4% delle femmine). Il consumo giornaliero cresce fortemente all’aumentare dell’età: tra i minorenni è del 2,8% per i maschi e sotto l’1% tra le femmine, cresce progressivamente e raggiunge il massimo tra i 65-74 anni, con percentuali del 60,5% per gli uomini e 25,3% per le donne. Solo dopo i 75 anni tale quota scende al 55,4% tra gli uomini e al 21,6% per le donne. Per valutare il grado di rischio connesso all’assunzione di bevande alcoliche, oltre a prendere in considerazione il consumo giornaliero non moderato di vino, birra o altri alcolici, si tiene conto anche degli episodi di ubriacatura concentrati in singole occasioni (binge drinking), che comportano comunque un’assunzione di quantità eccessive di alcol. Nel 2009 le persone di 11 anni e più con almeno un comportamento a rischio (consumo giornaliero non moderato o binge drinking) sono 8 milioni e 454 mila (15,8%), di cui 6 milioni e 434 mila maschi (25%) e 2 milioni 20 mila femmine (7,3%).
Il consumo giornaliero non moderato riguarda il 14,8% degli uomini, anche se tra questi il 51,7% consuma solo durante il pasto secondo i canoni del modello tradizionale di comportamento; il 3,8% delle donne eccede le raccomandazioni relative ad un consumo moderato di alcol e, di queste, il 77,9% eccede solo durante il pasto. Il binge drinking riguarda il 12,4% degli uomini e il 3,1% delle donne.
ANZIANI, ANCHE LORO A RISCHIO - Le fasce di popolazione in cui i comportamenti a rischio sono più diffusi sono gli anziani di 65 anni e più (il 44,7% degli uomini contro l’11,3% delle donne), per un totale di 3 milioni 17 mila, i giovani di 18-24 anni (il 22,6% dei maschi e 8,4% delle femmine), per un totale di 651 mila, e gli adolescenti di 11-17 anni (il 17,8% dei maschi e il 12,3% delle femmine), pari a 613 mila persone. L'Oms raccomanda la totale astensione dal consumo di alcol fino ai 15 anni. Per questo motivo, per i minori di 11-15 anni viene considerato come comportamento a rischio il consumo anche di una sola bevanda alcolica durante l’anno. In quest’ottica, le quote di popolazione a rischio sono molto rilevanti e con differenze di genere meno evidenti che nel resto della popolazione: 18,5% dei maschi e 15,5% delle femmine.
Anche tra i ragazzi di 16-17 anni il quadro della diffusione di comportamenti di consumo a rischio è piuttosto critico: il 16,3% dei ragazzi e il 4,5% delle ragazze dichiara di adottarne almeno uno. Inoltre, già a questa età il binge drinking raggiunge livelli prossimi a quelli medi della popolazione: rispettivamente 11,8% per i maschi e 4% per le ragazze. L'abitudine al consumo non moderato di bevande alcoliche da parte dei genitori, inoltre, sembra influenzare il comportamento dei figli. Infatti, è potenzialmente a rischio il 23% dei ragazzi di 11-17 anni che vivono in famiglie dove almeno un genitore adotta comportamenti a rischio nel consumo di bevande alcoliche. Tale quota, invece, scende al 14,7% tra i giovani che vivono con genitori che non bevono o che comunque bevono in maniera moderata.

L'ON. PORTA (PD) INTERVIENE ALL’ASSEMBLEA PLEANARIA: INSOSTITUIBILE LA FUNZIONE DI COMITES E CGIE

Piena solidarietà" al segretario generale Elio Carozza in merito alle dichiarazioni pronunciate nei giorni scorsi dal sottosegretario agli Affari Esteri, Alfredo Mantica. Con questo messaggio, Fabio Porta, deputato del Pd eletto in Sud America, ha introdotto oggi il suo intervento all’assemblea plenaria del Consiglio Generale "Una solidarietà che va a tutto il Cgie", ha aggiunto il parlamentare, "che ha dimostrato in maniera unitaria, dignitosa e onorevole il proprio sostegno al segretario generale e alla comunità degli italiani nel mondo".
In mattinata i lavori dell’assemblea plenaria avevano preso il via con l’esecuzione dell’inno nazionale. "Un inno che abbiamo cantato con un velo di tristezza", ha commentato Porta secondo cui "è difficile cantare con gioia, allegria e orgoglio nazionale quando, ad esempio, in America Latina vediamo tanti connazionali che non hanno più diritto a quel minimo contributo di assistenza". Le parole di Porta si rifanno chiaramente al graduale "smantellamento" delle politiche governative per gli italiani all’estero. "I fatti sono evidenti", ha detto il deputato del Pd, "dobbiamo continuare a dirlo a voce alta alle istituzioni e al presidente della Repubblica"."Non capisco", ha continuato Porta, "come il sottosegretario Mantica continui a non comprendere l'insostituibile funzione di Comites e Cgie proprio adesso che esistono i parlamentari eletti all'estero". Per Porta, il grave problema è soprattutto l'atteggiamento "ostinato" del Governo, che vede ormai il discorso degli italiani all’estero in maniera "negativa" apportando tagli in tanti settori. Nel suo intervento, Il parlamentare ha dunque denunciato l’assenza di un confronto con il Governo, un confronto che sarebbe utile per discutere di "diritto alla cittadinanza" che purtroppo ora viene "denigrato".Porta ha poi detto di considerare il decreto che proroga al 2012 l’elezione dei Comites "di una gravità assoluta" e che va bloccato Sul voto all’estero il parlamentare ha invece sottolineato la necessità di apportare "modifiche che lo rendano più trasparente e gestibile" come, ad esempio, "facendo votare chi davvero vuole votare". "Forse", ha proseguito il deputato del Pd, "l’unica cosa positiva in questi ultimi anni, l’unica ventata di freschezza, è stata la Conferenza dei Giovani Italiani nel Mondo. Questi giovani, che continuo ad incontrare, ora sono frustati. Continuando così", ha concluso, "l’Italia rischia di perdere un legame prezioso che dovrebbe invece "garantirci continuità e dare uno sbocco all'Italia". (AISE)

26 aprile 2010

Bersani: "Impossibile fare le riforme con Berlusconi, vuole il voto"

ROMA - "E' evidente che in questa maggioranza non ci sono le condizioni per affrontare le riforme. Infatti, prima o poi, davanti alla difficolta' di decidere, Berlusconi prendera un pretesto qualsiasi per accelerare in curva" e andare al voto. Cosi' il segretario del Pd, Pier LUigi Bersani, intervistato dal quotidiano 'La Repubblica'.Il leader del Pd esprime "profonda sfiducia" sulla possibilita' che si "voglia davvero mettere mano" alle riforme. D'altra parte, osserva, negli ultimi anni il centrodestra al governo non ha fatto "scelte in nessun campo. Ne' in economia, ne' sul terreno istituzionale" e "un sintonmo evidente" di questo "e' l'impennata orgogliosa di Fini. Una reazione che non e' la malattia o la medicina della destra, ma il sintomo di un malessere".Insomma, per Bersani, "bisogna guardare i fatti", altri "tre anni cosi' non si potra' andare avanti". Dunque, "dobbiamo essere pronti perche' il Paese sta scivolando". In ogni caso, "accettiamo l'appello del presidente della Repubblica. Noi, pero', una proposta l'abbiamo presentata. Non conosco quella del Pdl. Fini gliel'ha chiesta. Aspetteremo, ma sono pessimista sulla possibilita' che questo governo affronti temi cruciali.

Premier: per divorziare basta uno. Fini: garantiamo lealtà al governo

Ancora acque agitate all'interno del Pdl. I due cofondatori Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, dopo le scintille alla Direzione di giovedì scorso, continuano il confronto a distanza. Il premier ha avvisato che per ''divorziare basta uno...''. Mentre il presidente della Camera ha riunito i suoi e messo in chiaro che ''non è in discussione la permanenza nel Pdl e nella maggioranza''.
"Sono esperto di molte cose, urbanistica, sport, editoria, televisione e amministrazione pubblica - ha detto il presidente del Consiglio, nella conferenza stampa conclusiva del vertice Italia-Russia di Lesmo -. Ma sul segreto di una collaborazione proficua in politica non mi esprimo, del resto non ho un'esperienza particolarmente felice nei matrimoni. Comunque ho già detto di non aver litigato con nessuno, per litigare bisogna essere in due, per divorziare basta uno".

Intanto, l'ex leader di An ha riunito questo pomeriggio i 'fedelissimi', 40-50 circa, nella sala Tatarella alla Camera. "Assoluta lealtà alla maggioranza, al governo e al programma elettorale", avrebbe detto Fini ai parlamentari del Pdl a lui vicini. Quindi niente voto anticipato ma dobbiamo essere competitivi con la Lega su alcuni temi, in particolare il federalismo, di cui si deve capire esattamente la quantificazione degli oneri.
"Tutti voi avete capito - avrebbe affermato Fini nella sala rimasta lontana dalla portata dei giornalisti - che non è in discussione la permanenza nel Pdl e nella maggioranza", mentre ha spiegato che all'origine dell'incontro odierno c'era la necessità di fare il punto dopo la Direzione di giovedì scorso anche in vista dell'organizzazione di questa nuova "area politico-culturale di minoranza". Ma, ha chiarito, non siamo una corrente organizzata, né vogliamo rifare An, vogliamo essere un arcipelago con le sue strutture per dire la nostra. Il nostro obiettivo, avrebbe detto, come raccontano alcuni presenti, è trovare consenso nel Pdl, recuperando in particolare i delusi. Non a caso, il presidente della Camera ha lanciato un grande convegno che getterà le basi di una piattaforma programmatica. In quell'occasione saranno presentate 10 proposte per dare un contributo forte al Pdl.
Il presidente della Camera ha affrontato anche il caso di Italo Bocchino che domani presenterà le sue dimissioni da vicepresidente vicario del Pdl. E' giusto dimettersi in questo momento, bisogna evitare polemiche e strumentalizzazioni politiche, avrebbe detto l'ex leader di via della Scrofa. Secondo quanto riferiscono alcuni partecipanti alla riunione, il presidente della Camera non avrebbe invece affrontato i temi della giustizia e delle intercettazioni.
Sono pronte, dunque, le dimissioni da vicepresidente vicario dei deputati del Popolo della libertà di Italo Bocchino. La lettera arriverà sul tavolo di Fabrizio Cicchitto entro domani. Spetterà poi al presidente dei deputati del Popolo della libertà e al suo omologo al Senato, Maurizio Gasparri, valutare il caso e sottoporlo all'attenzione dei coordinatori nazionali del partito e, soprattutto, di Silvio Berlusconi. Il Cavaliere, infatti, avrà l'ultima parola sulla vicenda (vale a dire, respingere o accogliere le dimissioni).

25 aprile 2010

Traffico illecito di rifiuti, Legambiente: "A marzo 151 inchieste"

ROMA - "151 inchieste, 979 persone arrestate, 2.917 persone denunciate e 610 aziende coinvolte". Sono i dati aggiornati al 31 marzo scorso che Legambiente ha presentato al Systems for environmental projects- Sep 2010 di Padova, in occasione del convegno sulla 'Gestione del ciclo integrato dei rifiuti'. I dati aggiornati "mostrano chiaramente come i veleni delle 'Rifiuti Spa' continuano a viaggiare da un capo all’altro del nostro paese, senza soluzione di continuità- denuncia una nota- 151 le inchieste sull’unico delitto ambientale del nostro ordinamento giuridico, l’art. 260 del Dlgs 152/2006, che punisce le 'attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti': entrato in vigore nel 2002, ha sino ad oggi portato a 979 ordinanze di custodia cautelare e 2.917 denunce, coinvolgendo 610 aziende, 73 procure, 19 regioni (unica eccezione la Valle d’Aosta) e 13 stati esteri".

Solo nel 2009 si sono registrate "ben 24 inchieste, due in meno rispetto al 2008, che hanno prodotto però, un record di persone arrestate , 170, e denunciate, 241". Record che secondo la tendenza del 2010 "potrebbe essere superato: solo nei primi tre mesi del 2010 sono già 90 le persone arrestate". “L’ultimo dato Ispra aggiornato parla di un ammanco di 31 milioni di tonnellate di rifiuti che sono praticamente scomparsi dalla contabilità ufficiale– spiega Antonio Pergolizzi, coordinatore dell’Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente– una mole impressionante di rifiuti che potrebbe essere rappresentata da una montagna alta 3.100 metri, quasi quanto l’Etna". Dopo anni in cui le rotte del traffico illecito erano solo in direzione nord-sud, il malaffare "attualmente coinvolge tutto il territorio nazionale, con 23 procure del nord, 25 del centro e 24 del sud", aggiunge Pergolizzi.
Come Legambiente "ribadiamo che per sconfiggere un businnes di circa 7 miliardi di euro l’anno occorre introdurre nel nostro ordinamento la responsabilità penale anche delle persone giuridiche e non solo fisiche- dice il coordinatore dell’Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente- che dovranno rispondere con il loro patrimonio, nel caso in cui venissero accertati traffici illeciti di rifiuti". La soluzione è semplice, "basta estendere ai delitti ambientali il d.lgs 231 del 2001 sulla sicurezza del lavoro- conclude Pergolizzi- un altro dato da non sottovalutare, emerso dall’analisi dell’Agenzia delle Dogane, è che un terzo delle aziende reitera il reato

Fini: "La destra moderna sono io".E sull'ipotesi elezioni: "Irresponsabile"

ROMA - E' la prima delle sue (molte e annunciate) apparizioni televisive, dopo il plateale scontro con Silvio Berlusconi nella direzione nazionale del partito. E oggi Gianfranco Fini, intervenendo alla trasmissione In mezz'ora di Lucia Annunziata, rivendica in toto la sua battaglia interna: "Non mi sono pentito di avere alzato il dito - dice - io rappresento la destra moderna, che non ha la bava alla bocca e dialoga con gli avversari". Poi respinge al mittente l'idea di elezioni anticipate: chi ne parla è "irresponsabile", perché andando al voto "si esporrebbe l'Italia a un rischio enorme".

Credo - prosegue Fini - che anche il premier si sia accorto che non accadrà mai che il presidente della Camera si dimetta perché ha opinioni diverse dal partito e dal presidente del Consiglio. Io mi sento sereno, non mi sono pentito di aver fatto il Pdl, voglio aiutare Berlusconi a migliorare. E quindi perché sentirsi pentiti o pensare di essersi suicidati? La nostra voce sarà più alta di quella dei numeri". Poi una dura critica ai vertici del partito: "Poco di liberale se si fa la lista degli epurandi. Il documento della direzione sembrava fatto apposta per contare gli eretici".Il federalismo. Fini dice di "conoscere per certi aspetti Berlusconi e Bossi: sono entrambi coscienti che le elezioni anticipate in questo momento sarebbero un fallimento della maggioranza. "Io comunque non sono contro il federalismo", aggiunge, "ma non a ogni costo e deve essere garanzia di coesione". Lui comunque è disposto a incontrare Umberto Bossi per discuterne.Il ruolo di presidente della Camera. Sulle sue esternazioni politiche Fini spiega: "Non devo lasciare la presidenza della Camera per esprimere opinioni", però "non ci saranno imboscate" in Parlamento. Poi assicura: "Non ho nessuna intenzione di fare altri partiti ma voglio continuare a discutere all'interno del mio partito di fatti politici. Non c'è una questione personale con Berlusconi, che ho risconosciuto essere il leader del Pdl". Positivo il giudizio sul discorso odierno del premier sul 25 aprile: "Alto e nobile". Infine, la difesa della magistratura "baluardo della legalità".
L'annuncio di Bocchino. In un colloquio con il Corriere della Sera, il parlamentare finiano annuncia di avere scritto la lettera di dimissioni da vicecapogruppo Pdl alla Camera che consegnerà a Fabrizio Cicchitto, chiedendo anche "un incontro con il coordinatore Denis Verdini e con Silvio Berlusconi" per avere "una discussione politica". Pronto, poi, "il giorno dopo, se necessario, a presentarmi all'assemblea del gruppo". Ma il suo modo di gestire l'addio alla carica gli provoca altre critiche, all'interno del partito. A prendere posizione contro Bocchino è uno dei tre coordinatori: "Ho letto le sue dichiarazioni, credo che questo modo di presentare le dimissioni non contribuisca al chiarimento politico e a una discussione pacata e serena nel partito. Mi sembra un altro modo per alimentare la confusione, le polemiche e il contrasto". Aquí escribes el resto del post.

RIFORME: NAPOLITANO, PER NUOVO CLIMA RAFFORZARE IDENTITA' NAZIONALE

Per creare un ''auspicabile'' nuovo clima politico, ''puo' contribuire non poco il diffondersi tra gli italiani di un piu' forte senso dell'identita' e dell'unita' nazionale''. A sostenerlo e' il presidente della Repubblica, Giorgio napolitano, che nel suo intervento alla giornata promossa dall'Anpi, al teatro alla Scala di Milano si e' soffermato sulla necessita' di celebrare questa ricorrenza.
''Ritengo giusto - ha detto il capo dello Stato - che si concepisca anche la celebrazione di anniversari come quello della Liberazione al di la' degli steccati e delle quotidiane polemiche che segnano il terreno della politica''. Secondo Napolitano, ''le condizioni sono ormai mature per sbarazzare il campo delle divisioni e incomprensioni a lungo protrattesi sulla scelta e sul valore della resistenza, per ritrovarci in una comune consapevolezza storica della sua eredita' piu' condivisa e duratura''. Questo, ha concluso Napolitano, cio' potrebbe essere ''una premessa importante di quel libero, lungimirante confronto e di quello sforzo di raccoglimento unitario di cui ha bisogno oggi il Paese, di cui ha bisogno oggi l'Italia''.
Un ''grande sforzo collettivo'' insieme a una ''comune assunzione di responsabilita''' per ''uscire da una spirale di contrapposizioni indiscriminate''.E' questo il messaggio che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha lanciato dal palco del teatro Alla Scala di Milano in occasione del suo intervento per le celebrazioni del 65* anno dalla liberazione dal nazifascismo.''La complessita' dei problemi che si sono venuti accumulando nei decenni dell'Italia repubblicana, talvolta per eredita' di un piu' lontano passato - ha detto Napolitano - esige un grande sforzo collettivo, una comune assunzione di responsabilita'''. Un'esigenza che secondo Napolitano ''non puo' essere respinta, quello sforzo non puo' essere rifiutato come se si trattasse di rimuovere ogni conflitto sociale e politico, di mortificare una naturale dialettica, in particolare, tra forze di maggioranza e forze di opposizione''. Al contrario, ha puntualizzato il capo dello Stato, ''si tratta invece di uscire da una spirale di contrapposizioni indiscriminate, che blocca il riconoscimento di temi e impegni di piu' alto interesse nazionale, tali da richiedere una limpida e mirata convergenza tra forze destinate a restare distinte in una democrazia dell'alternanza''.

V CONGRESSO FUSIE/ LA FEDERAZIONE DEVE ESSERE LA CASA COMUNE DELLA STAMPA ITALIANA ALL'ESTERO: L’INTERVENTO DEL PRESIDENTE DE SOSSI

Un appello all’unità, ma anche al cambiamento all’interno di una Federazione “piccola e povera” ma che comunque è la casa comune della stampa italiana edita all’estero. Così Domenico De Sossi, presidente uscente della Fusie, nel suo intervento di questo pomeriggio al V congresso della Federazione Unitaria della Stampa Italiana all’Estero, iniziato nella sede romana del Cnel. Un intervento di sintesi, quello di De Sossi, dopo 10 anni alla Presidenza, un tempo vissuto come “servizio e testimonianza” in cui è stato testimone di periodi “movimentati e difficili”.La Fusie, ha aggiunto, è “una federazione normale e povera, nata per l’iniziativa congiunta dei patronati e sindacati” che ora è chiamata a rinnovare il proprio direttivo nella consapevolezza del difficile periodo che vive l’intero settore dell’editoria. Anche De Sossi ha richiamato l’ingiustizia dei tagli comminati dal Milleproroghe che “per il loro effetto retroattivo sono costituzionalmente illegittimi”, così come l’operazione “vigliacca” che ha portato alla eliminazione delle agevolazioni delle tariffe postali.


Le ultime mosse del Governo, ha aggiunto, hanno “tagliato, forse per poca attenzione, la nicchia più debole della stampa italiana. Siamo anche vittime di un clima di ostilità, a volte creato anche da noi stessi e dal clima che c'è tra noi. E questo è uno spunto di riflessione”.La stampa italiana all’estero, ha aggiunto il presidente, “è vittima di un paradosso: nel 2004 si stavano raddoppiando i fondi, nel 2009 li hanno dimezzati”. Dopo aver ricordato che la normativa che regge i contributi per la stampa italiana all'estero risale all'81, De Sossi ha sostenuto che “non si può restare fermi” ma “trovare un ampio raggio di solidarietà e accordi funzionali, rapporti solidali con le altre organizzazioni dell'editoria” affinché la stampa italiana all'estero “sia parificata alla stampa italiana” cioè “richiedere maggiore rigore e finanziamenti uguali. Questa – ha sottolineato – è una linea in cui la Fusie non può che attestarsi”.Per farlo, la Federazione avrà bisogno anche dei parlamentari eletti all’estero cui De Sossi ha chiesto di “trovare momento di unità”. A chi siede in Parlamento il compito di concretizzare idee e proposte che giungono dagli addetti ai lavori, così come accennato dal direttore generale della Fnsi Tartaglia, di cui De Sossi ha apprezzato gli “spunti innovativi”.Sul futuro della stampa italiana all’estero, De Sossi vede certamente la Fusie che è “importante e necessaria” perché, ha spiegato, “rappresenta uno spaccato importante, un pezzo di storia italiana”. Detto questo, la Federazione dovrà essere anche “nuova, innovativa”, una “casa comune della stampa italiana all'estero”. Una casa che abbia una sede, ha ribadito De Sossi tornando su una delle note dolenti della sua presidenza, che sia “istituzionale e funzionale”.Una federazione attenta al cartaceo, ma anche ai nuovi media, che favorisca non solo incontri, ma anche “aggregazione” e che guardi con interesse alle nuove iniziative che gli editori italiani all’estero riescono a mettere in campo. “Con me – ha proseguito – finisce un periodo desossi-centrico, le energie nuove che verranno dopo di me dovranno avere una visione unitaria del settore, ma soprattutto portare unitarietà nel settore”. Insomma, si tratta di “mantenere viva un'organizzazione che anche se piccola e povera, ha avuto meriti ed apprezzamenti”.

24 aprile 2010

Bossi a Berlusconi: "Sono stufo, caccia Fini o è meglio andare al voto"

ROMA - Prima tuona dalle pagine della Padania: "Siamo davanti a un crollo verticale del governo e probabilmente di un'alleanza, quella di Pdl e Lega. Fini, invidioso e rancoroso per le nostre ripetute vittorie, ha rinnegato il patto iniziale e non ha fatto altro che cercare di erodere in continuazione cio' che avevamo costruito". Piu' tardi, a dialogo con Silvio Berlusconi, precisa: "Se c'e' spazio per mediare, a me va bene. Ma basta tentennamenti e frenate sulle riforme: la gente del Nord e' stufa e anche io sono stufo". All'indomani della tesissima direzione del Pdl, Umberto Bossi entra a gamba tesa sugli equilibri del governo, obbligando Berlusconi ad aprire un nuovo fronte.

Dopo le tensioni interne con Gianfranco Fini, ora il Cavaliere e' incalzato anche dal Carroccio, quelli che ancora ieri ha definito alleati "leali" del Pdl. Questa mattina, al termine del Consiglio dei ministri, Bossi e Berlusconi si sono parlati. E anche con il premier, secondo quanto racconta una fonte leghista, il senatur non e' arretrato di un millimetro: "Fini dovevi sbatterlo fuori. Io sono stufo di quello li'. Ieri ha minacciato di far saltare il federalismo e questo e' inaccettabile. O lo scarichi o e' meglio andare al voto". Al termine dell'incontro con il premier, Bossi e' ripartito per Milano. Berlusconi, terminata la riunione dell'esecutivo, sta vedendo alcuni ministri del Pdl. Da pochi minuti a palazzo Chigi e' arrivato anche il capogruppo dela partito alla Camera Fabrizio Cicchitto.

CRISI: LA RECESSIONE HA RIDISEGNATO MAPPA DEL RISCHIO PAESE

ASCA) - Roma, - L'eredita' della recessione e' la nuova mappa del rischio sul debito pubblico sovrano.L'aumento di deficit/debiti pubblici nei paesi avanzati ha fatti esplodere l'offerta di titoli di stato. I paesi, in concorrenza tra loro sul mercato dei capitali, dovranno offrire programmi credibili di risanamento delle finanze pubbliche. E' il prezzo per ricevere la fiducia degli investitori. La crisi di credibilita' della Grecia rappresenta un monito importante. Per comprare titoli di stato decennali di Atene il mercato e' arrivato a chiedere il 9% all'anno. Costi impossibili da sostenere, cosi' la Grecia ha chiesto l'attivazione dei prestiti (fino a 45 milardi) del Fondo Monetario Internazionale e ai paesi dell'Eurozona. In questo modo spuntera' condizioni migliori, probabilmente un tasso d'interesse mediamente inferiore al 4%. Ma il caso della Grecia ha dimostrato come le porte del mercato si possano chiudere anche per le economie avanzate. Cosi' rendimenti sul debito pubblico della Grecia (9%) si sono avvicinati pericolosamente a quelli di paesi emergenti come il Venezuela (12%) e l'Argentina (10%), sebbene il loro debito sia denominato in dollari.
Nella mappa del rischio espresso dai tassi di interesse, la Grecia figura al terzo posto. Seguono poi una pattuglia di emergenti, anche di peso, come la Russia che paga il 5,35%.Lontanissimi da Atene gli altri partner dell'eurozona, il Portogallo intorno al 4,70%, Irlanda intorno al 4,50%, Italia e Spagna intorno al 4%. La Germania, il paese piu' virtuoso, paga il 3%.Discorso diverso se si guardano le probabilita' di insolvenza negoziate sul mercato dei Cds, dove ci si assicura contro il rischio del fallimento dei debitori. Nel segmento che riguarda gli stati sovrani, al top del rischio Venezuela, Argentina, Pakistan, Grecia, Ucraina, Iraq, Dubai, Islanda, Portogallo, Lettonia. Piu' lontane Spagna, Irlanda e Italia.Per avere una idea di prezzi, assicurare 10 milioni di euro di titoli di stato della Grecia costa 632 mila euro, 144 mila per l'Italia. Per la Germania, paese piu' virtuoso dell'Eurozona si pagano solo 43 mila euro.Ma tassi di interesse e probabilita' di insolvenza disegnano fotografie differenti della mappa del rischio di sovrano. Ne' e' un esempio il Portogallo, la cui probabilita' di ''default'' e' molto maggiore del rischio espresso dal tasso di interesse. Una situazione simile per la Spagna, che paga interessi di poco inferiori all'Italia ma presenta una maggiore probabilita' di insolvenza. Al momento, il rischio di contagio sembra interessare sopratutto i paesi con mercati del debito pubblico relativamente piccoli, servono infatti meno risorse per gli attacchi speculativi che determinano il vuoto di domanda. Altri fattori scatenanti sembrano la bassa propensione al risparmio e la concentrazione di buona parte del debito in mano estera.E' il caso della Grecia, ma anche di Portogallo e Spagna.Non dell'Italia, per il momento. Ne' del Giappone che convive con un debito/pil al 200%, si tratta del record mondiale, ma Tokyo non figura mai tra i paesi con elevata probabilita' di insolvenza. Certo anche negli Usa la propensione al risparmio e' bassa, ma Washington ha il paracadute dei massicci acquisti di titoli di stato da parte della Cina, oltre alla possibilita' di stampare dollari.

21 aprile 2010

Mezzogiorno: dichiarazione di Guglielmo Loy, Segretario confederale UIL

L'allarme lanciato da Confindustria sulla situazione economica e sociale del mezzogiorno conferma, purtroppo, che le preoccupazioni della Uil erano fondate: meno occupati, crescita della povertà, rischio di depauperamento del sistema produttivo. Si tratta ora di passare ai fatti, a partire da efficaci e incentivate politiche per la buona occupazione, soprattutto giovanile; sostegno agli enti locali virtuosi che promuovono investimenti in opere pubbliche; è necessario, inoltre, favorire l'efficienza della pubblica amministrazione a partire dalla capacità di spesa per servizi essenziali come gli asili nido, la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti e l’aumento dell'assistenza domiciliare. Negli scorsi mesi il Governo ha preannunciato un piano per il sud. Occorre che si faccia presto e bene.

Berlusconi avvisa Fini: "Correnti inaccettabili, sono la metastasi dei partiti"

ROMA - "Il Pdl è un movimento che nasce dal popolo, non è un vecchio partito con le correnti. Non è possibile che esistano delle correnti, che qualcuno ha definito la metastasi dei partiti". Silvio Berlusconi, a villa Miani per i 62 anni di Israele, pronuncia un duro giudizio contro l'iniziativa di Gianfranco Fini e lo fa proprio alla vigilia della direzione nazionale del Pdl, che discuterà delle critiche avanzate dal presidente della Camera verso la conduzione del partito portata avanti dal premier, secondo Fini schiacciato sulla Lega.
E comunque la direzione Pdl non servirà a rispondere ai rilievi mossi da Fini: "Domani sarà la celebrazione della vittoria elettorale, di quanto questo governo ha fatto e di quanto farà in futuro", afferma il capo del governo.
"SCISSIONI? SPERO NON CI SIANO, MA IL GOVERNO VA AVANTI" - E di fronte alla minaccia di creare gruppi parlamentari autonomi, che sembra rientrata dopo l'annunciata intenzione degli ex An fedeli a Fini di creare appunto una corrente interna, "ci auguriamo che non ci siano scissioni, speriamo che ciò non avvenga". E comunque, il governo andrà avanti in caso di scissione? "Sì", taglia corto il premier.
"LA MAGGIORANZA DECIDE, LA MINORANZA SI ADEGUA" - Il Pdl, chiude poi il Cavaliere, è il partito "più democratico" che esiste, dove "si discute", ma "quando si arriva a una decisione dove c'è una maggioranza, la minoraza si deve adeguare".
"100 AMMINISTRATORI LOCALI CON FINI" - "Deluderemo tanti, ma i cosiddetti 'finiani' non sono quattro gatti. In poche ore, più di cento amministratori locali hanno firmato la raccolta di firme lanciata da Generazione Italia 'Io sto con Fini'". Lo annuncia in una nota Gianmario Mariniello di Generazione Italia. E si tratta di "un fiume inarrestabile di adesioni. Le questioni che pone Fini- aggiunge- sono condivise non solo da tanti parlamentari provenienti da An, ma anche da chi si impegna quotidianamente per costruire un Pdl forte, libero e democratico sul territorio. Da Pordenone ad Agrigento, e specialmente al Nord, c'è una marea di amministratori locali che appoggia le tesi di Gianfranco Fini. Altro che quattro gatti".

IL SOTTOSEGRETARIO MANTICA IN SENATO: RINVIEREMO LE ELEZIONI DEI COMITES - SI VOTERÀ SOLO CON LA RIFORMA

Niente elezioni dei Comites nel 2010: è quanto sostenuto dal Sottosegretario agli esteri, Alfredo Mantica, nell’audizione di oggi pomeriggio in Senato di fronte alle Commissioni Affari Costituzionali ed Esteri. Rispondendo ad un quesito del senatore Micheloni, Mantica ha sostenuto che le prossime elezioni dei Comites si terranno solo e soltanto dopo la riforma.
Mantica ha assicurato di voler “riprendere il percorso di riforma intrapreso, per chiuderlo prima possibile”. La riforma, infatti, langue in Commissione Esteri dopo lo stop del caso-Di Girolamo.
PER LA RIFORMA DI COMITES E CGIE DOVRÒ PASSARE SUL CADAVERE DI QUALCUNO? NON C’È PROBLEMA
ROMA\ aise\ - "Nell’ultima sua comunicazione, il segretario del Cgie Elio Carozza mi ha scritto che la riforma dei Comites dovrà passare sul suo cadavere. Non c’è problema. Ho sempre ammirato i carristi dei Panzer Divisionen. Io passo suo cadavere, datemi il tempo necessario. Un anno, due, tre, non c’è problema". Non usa mezzi termini il sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica che questo pomeriggio è tornato di fronte alle Commissioni Affari Costituzionali ed Esteri del Senato per l’indagine conoscitiva sul voto all’estero. rispondendo ad una domanda del senatore del Pd, Claudio Micheloni, Mantica ha ribadito la necessità di giungere ad una riforma di tutta la rappresentanza degli italiani all’estero, "coerentemente con quanto sostenuto dal Governo si dal primo giorno della Legislatura".
La riforma di Comites e Cgie allo studio della Commissione Esteri, però, non gode di popolarità tra gli organismi di rappresentanza. Il Consiglio Generale più volte ha espresso contrarietà ai contenuti del testo unificato; contrarietà evidentemente ribadita dal segretario generale Elio Carozza nella lettera inviata la sottosegretario all’indomani dell’ultimo Comitato di Presidenza.
Lungi dal tornare sui suoi passi, Mantica, ad una settimana dalla Plenaria – convocata a Roma il 27 aprile – ribadisce la sua convinzione: o si fanno le riforme "equilibrate e pesate", o non si vota. "Io in questo momento ritengo di rinviare le elezioni dei Comites perché io farò votare con la nuova riforma. Arriverà nel 2011? Voteremo nel 2011".

20 aprile 2010

LINGUA ITALIANA ALL’ESTERO: APERTE A BAHÍA BLANCA LE ISCRIZIONI ALLA SESSIONE DI GIUGNO DELL’ESAME CELI

Sono aperte a Bahìa Blanca, in Argentina, le iscrizioni alla sessione di giugno dell’esame Celi, il certificato di conoscenza della lingua italiana predisposto dall’Università per stranieri di Perugia. La data dell’esame è fissata per il 21 giugno nella Facoltà regionale di Bahia Blanca dell’Università Tecnologica Nazionale. È possibile avere maggiori informazioni sull’esame e sulle modalità di iscrizione mettendosi in contatto con l’Associazione "Il David" di Bahìa Blanca, all’indirizzo email asociaciocionildavid@yahoo.com.ar.

18 aprile 2010

Troppa Lega e poco Pdl, ultimatum di Fini a Berlusconi: "Gruppi autonomi".

ROMA - Se non è rottura, ci manca pochissimo. Il faccia a faccia tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, il primo dopo le elezioni, oggi alla Camera, non ricompatta i due cofondatori del Pdl e, anzi, ne sancisce la distanza politica che li separa da tempo. Il premier, raccontano fonti di partito, avrebbe chiesto chiaramente al presidente della Camera di non intralciare, ma di favorire, il cammino delle riforme. Nel disegno di Berlusconi c'è un percorso da completare in un anno e mezzo o due, prima insomma del 2013. "Sei con me o contro di me?", avrebbe chiesto senza giri di parole Berlusconi a Fini. L'ex leader di An non si sarebbe mostrato sordo al ragionamento sulle riforme, ma avrebbe sollecitato al Cavaliere alcuni chiarimenti politici e strategici. Innanzitutto il ruolo della Lega nord nella maggioranza, e il peso del partito di Bossi in ogni aspetto del programma. Poi, riferiscono sempre fonti pidielline, Fini avrebbe chiesto a Berlusconi di rilanciare la stanca azione del Pdl: via i tre coordinatori, in sostanza, e cambio di passo in sala comandi. Per Fini, aggiungono le stesse fonti, il doppio ruolo (ministro e coordinatore) non è compatibile con un impegno a tempo pieno per il partito. Nel mirino del presidente della Camera ci sono, ovviamente, i ministri e coordinatori Bondi e La Russa. Discorso diverso, ma non nella sostanza, per Denis Verdini: il coordinatore toscano, nello schema di Fini, dovrebbe lasciare anche lui il posto di vertice in via dell'Umiltà.

Insomma, più che difendersi, Fini è passato al contrattacco. Richieste precise, una piccola 'rivoluzione': ridimensionamento della Lega nord e azzeramento dei vertici del Pdl. Oppure Berlusconi dovrà fare i conti con i gruppi autonomi dei 'finiani'. Che potrebbero essere la premessa per quel Partito della nazione che Fini ha in mente da tempo e di cui ha ripreso a parlare in questi giorni post-elettorali con gli uomini a lui più vicini. "Così però- spiega un azzurro della prima ora- questa strada porta dritta alle elezioni anticipate..". Berlusconi, di fronte a queste richieste, avrebbe preso 48 ore di tempo: un tentativo, spiegano, per studiare una soluzione che eviti la separazione con Gianfranco Fini. Oggi, però, non avrebbe mancato di mettere in guardia Fini: "Se esci dal Pdl- avrebbe replicato il Cavaliere- ti chiederemo di lasciare la presidenza della Camera".
FINI: "BERLUSCONI VALUTI LE MIE OSSERVAZIONI, IO ATTENDO" - "Berlusconi deve governare fino al termine della legislatura perché così hanno voluto gli italiani. l Pdl, che ho contribuito a fondare, è lo strumento essenziale perché ciò avvenga. Pertanto il Pdl va rafforzato, non certo indebolito". Parole del presidente della Camera, Gianfranco Fini, che in una nota spiega i contenuti dell'incontro con il premier. "Ciò significa- spiega- scelte organizzative ma soprattutto ciò presuppone che il Pdl abbia piena coscienza di essere un grande partito nazionale, attento alla coesione sociale dell’intero Paese, capace di dare risposte convincenti ai bisogni economici del mondo del lavoro e delle famiglie, garante della legalità e dei diritti civili, motore di riforme istituzionali equilibrate e quanto più possibile condivise. Ho rappresentato tutto ciò al presidente Berlusconi. Ora egli ha il diritto di esaminare la situazione ed io avverto il dovere di attendere serenamente le sue valutazioni".
BOCCHINO: "GRUPPI AUTONOMI SOLO SE RISPOSTE NEGATIVE A PROBLEMI POLITICI" - Fini ha posto a Berlusconi "problemi politici" e la costituzione di "eventuali gruppi autonomi" è una questione "successiva a risposte negative rispetto ai problemi politici" posti. Lo afferma Italo Bocchino, vicepresidente dei deputati del Pdl, parlando con i cronisti alla Camera.

15 aprile 2010

IL CONSOLATO DI ROSARIO PROPONE CONFERENZE IN ITALIANO A COMITES ASSOCIAZIONI ED ENTI GESTORI

Il Consolato Generale di Rosario intende realizzare nelle prossime settimane alcune conferenze in lingua italiana. Per questo, il dirigente dell’Ufficio Scolastico, Marcello Garbati, ha inviato la proposta ad Enti gestori, Associazioni o Istituzioni interessate che dovranno rispondere, se interessate ad ospitare uno degli eventi, entro il prossimo 27 aprile. Le conferenze saranno tenute dalla giovane ricercatrice Maria Luisa Bonanno dell'Università degli Studi di Padova che ha predisposto otto tematiche tra cui scegliere, particolarmente interessanti per i docenti e gli allievi dei corsi di lingua e cultura italiana. Se interessati, Enti gestori, Associazioni o Istituzioni potranno indicare al consolato le possibili date (non successive all'11 giugno 2010) per la conferenza, la sede dove interebbero ospitarla e l'argomento preferito.
Queste le tematiche tra cui scegliere: "Istituzioni e organismi europei: il Consiglio d'Europa (47 membri) ed il Consiglio dell'Unione Europea (27 membri)"; "Unione Europea e mercato del lavoro: politiche sociali per i giovani"; "Unione Europea e MERCOSUR: modelli di integrazione a confronto" (da concordare con un esperto locale); "Il mantenimento della sicurezza internazionale e la tutela dei diritti umani: l'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU)"; "Il voto degli Italiani all'estero: elezioni politiche, amministrative, referendum, COMITES, CGIE"; "L'Italia dall'emigrazione all'immigrazione: le attuali politiche di controllo dei flussi"; "La condizione della donna e pari opportunità: Italia e Argentina a confronto" (da concordare con un esperto locale); "La tutela del minore in Italia dalle Convenzioni internazionali ai Servizi territoriali: l'esempio del Pubblico Tutore dei Minori".

14 aprile 2010

NUOVO STRUMENTO PER LE IMPRESE CHE ESPORTANO: IL VICEMINISTRO URSO ANNUNCIA L’APPROVAZIONE DEL FONDO PER L’INTERNAZIONALIZZAZIONE

Le imprese che esportano hanno finalmente un nuovo strumento a loro disposizione, il fondo per l’internazionalizzazione, di circa 300 milioni di euro, che prevede per le aziende che ne faranno richiesta tassi scontati (dal 40% al 15%), aumento delle quote erogabili (dal 10% al 30%), scoperto di garanzia fino al 50% del finanziamento agevolato. In questa fase difficile della congiunta economica è un sostegno concreto a chi scommette sull’internazionalizzazione come arma vincente per agganciare la ripresa". Lo afferma Adolfo Urso, vice ministro allo Sviluppo Economico con delega al Commercio Estero, rendendo noto che il Comitato Agevolazioni ha dato il via libera definitivo alla riforma degli strumenti di agevolazione finanziaria all’internazionalizzazione a valere sul Fondo 394/81, innovandoli per venire incontro alle esigenze delle imprese che operano sui mercati esteri creando il nuovo strumento della patrimonializzazione pensato per favorire l’export delle PMI.In particolare si è introdotta la riduzione del tasso agevolato applicabile, che passa dal 40% al 15% del tasso di riferimento, l’aumento della quota erogabile a titolo di anticipo (dal 10% al 30%), l’ammissibilità delle spese sostenute dall’impresa sin dalla data di presentazione della domanda (e non più dall’accoglimento della stessa) e, in tema di garanzie, la possibilità di concedere condizioni più favorevoli per le PMI sulla base della loro affidabilità e capacità di rimborso.In particolare per le PMI "meritevoli" è previsto uno scoperto di garanzia sino al 50% del finanziamento agevolato concesso. Con il nuovo strumento finanziario si è rafforzato anche il patrimonio delle PMI esportatrici per renderle più competitive sui mercati esteri. L’intervento consiste in un finanziamento agevolato concesso a fronte dell’impegno dell’impresa beneficiaria di migliorare/salvaguardare nel tempo la propria solidità patrimoniale e di continuare le azioni di sviluppo della propria presenza all’estero. Lo strumento è finalizzato, grazie all’intervento della Simest, a migliorare la solidità patrimoniale e le dimensioni delle PMI, che, poi, sono i maggiori ostacoli all’internazionalizzazione delle nostre imprese.

COSTITUITA L’ASSOCIAZIONE PARLAMENTARE ITALIA-URUGUAY: L’ON. PORTA (PD) ELETTO ALLA PRESIDENZA

Su iniziativa di un gruppo di una trentina di deputati di tutti gli schieramenti politici, è stata costituita l’associazione di amicizia parlamentare Italia-Uruguay. Presidente sarà Fabio Porta, deputato del Pd eletto in Sud America, che, nel dare la notizia, ha sottolineato come "i rapporti tra i due Paesi siano ottimi anche grazie alla presenza in Uruguay di una grande e significativa comunità di origine italiana, attiva e presente non soltanto nel prezioso lavoro di mantenimento dei rapporti tra i due Paesi ma anche nella vita sociale, culturale, politica ed economica della Repubblica sudamericana".Ad aderire all'associazione, tra gli altri, gli onorevoli Narducci, Levi e Bratti del PD, Merlo del MAIE, Barbieri, Migliori e Angeli del PDL, Scilipoti dell'IDV, Calearo dell’API e Ruvolo dell'UDC.Tra le principali finalità dell’associazione il potenziamento delle relazioni istituzionali tra i due Paesi, soprattutto a livello parlamentare, nonché il supporto a tutte le iniziative ed ai progetti volti a rafforzare i rapporti tra Italia ed Uruguay e le rispettive popolazioni.Nel corso dell’assemblea costitutiva dell’associazione, oltre all’approvazione dello Statuto ed alla elezione del Presidente, si è proceduto alla costituzione del Comitato Esecutivo che darà impulso e organicità a tutte le attività; l’On. Franco Narducci, infine, è stato nominato Segretario generale dell’associazione.

Immigrati, la baraccopoli di Napoli: in 400 fra topi, scarafaggi e amianto

NAPOLI - Sono oltre 400 gli immigrati che vivono in condizioni drammatiche nei cosiddetti bipiani di Ponticelli, alla periferia est di Napoli. "Questa gente - denuncia Arben Hasani, che per dieci anni ha abitato nei bipiani ed e' oggi responsabile dello Sportello stranieri di Fillea-Cgil - vive in uno stato di abbandono totale da parte delle istituzioni. L'amministrazione continua ad ignorare anche le richieste più semplici e immediate, come la riparazione delle fogne, la derattizzazione, la bonifica di quel poco di verde pubblico che c'è".
Oltre a condizioni igienico-sanitarie disastrose, tra topi e scarafaggi, uno dei problemi maggiori delle baraccopoli è quello della presenza dell'amianto. "Ma sollevare problemi per le proprie condizioni- nota Arben Hasani- puo' comportare il rischio di uno sgombero e per queste persone e' difficile trovare un'alternativa". Infatti, per quanto in situazioni al limite della decenza e della vivibilità, quella dei bipiani resta pur sempre per la stragrande maggioranza degli immigrati di Ponticelli, tra cui ci sono soprattutto muratori, braccianti e badanti, l'unica possibilità di avere un tetto. "Per questo- aggiunge Hasani- abbiamo fondato 'Arberia', un'associazione che cerca di far emergere tutti questi problemi e di fare pressione su chi dovrebbe dare risposte".
Nelle baracche di Ponticelli, che sorgono a pochi metri di distanza dai campi rom dati alle fiamme nel maggio 2008, vivono 60 famiglie albanesi e 3 africane: in tutto sono 400 persone, 350 albanesi e 50 ivoriani. Oltre agli immigrati, ad occupare le stanza dei bipiani da oltre venti anni ci sono altre centinaia di persone in condizioni vergognose, tra minacce di sgombero e promesse di riqualificazione mai mantenute. Ma Ponticelli non e' l'unico ghetto a Napoli, a Pianura sono ancora in 200 a stare in condizioni invivibili, mentre in altri casi, come Gianturco, dove e' molto diffusa la prostituzione di giovanissime, l'emarginazione è più celata. (Dires - Redattore Sociale)

Riforme, Schifani: "Dialogo indispensabile, no a un Senato di serie B"

ROMA - Le riforme vanno fatte "senza accelerazioni" e il Parlamento deve essere "la sede naturale del confronto". Di più, "serve il dialogo con le opposizioni" e "il Senato non diventi una camera di serie B". Lo dice il presidente del Senato, Renato Schifani, nel suo discorso di apertura al convegno 'Una giovane Costituzione, eleggibilità e partecipazione giovanile dal 1948 ad oggi', a Montecitorio alla presenza del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano e con Gianfranco Fini.
"E' indispensabile non avere fretta- sottolinea Schifani- modifiche così delicate che richiedono ponderazione, equilibrio, scelte complesse mal si conciliano con idee di accelerazione dei tempi. Bisogna uscire dalle anticipazioni e dalle approssimazioni". Quanto al luogo del confronto, "è il Parlamento la sede naturale- aggiunge- che dovrà coinvolgere le forze politiche chiamate ad approfondire ogni elemento con grande competenza, ma anche e soprattutto con esemplare senso di responsabilità, avendo quale unico e fondamentale obiettivo le reali ed effettive esigenze della nostra Italia".
Per la seconda carica dello Stato, occorre "snellire la dinamica di rapporto tra governo e Parlamento e semplificare le procedure. Sono obiettivi che tutti ci proponiamo di raggiungere per adeguare il nostro sistema alle nuove e sempre più pressanti esigenze dei tempi. Ma dobbiamo farlo insieme e con ponderazione- conclude Schifani- Credo che sia giunto il momento del dialogo generoso e fattivo e della ricerca della più ampia condivisione. Ce lo chiedono i cittadini e in particolare i nostri giovani. Dobbiamo sentirlo come un dovere e come un debito nei loro confronti".
NO AD UN SENATO DI SERIE B - "No a una Camera di serie A e l'altra di serie B; entrambi i rami del Parlamento dovranno avere pari dignita' costituzionale nei ruoli e nelle competenze a ciascuno assegnati. La riforma del titolo V della parte seconda della nostra Costituzione - sottolinea Schifani - certo ci impone di sviluppare e rafforzare la capacita' del Senato di rappresentare le realta' regionali, che e' iscritta gia' oggi nel testo della Costituzione. E tuttavia dobbiamo essere consapevoli di quanto sia impervio e possibile fonte di complicazioni per il funzionamento della forma di governo percorrere la via di escludere il Senato dal circuito fiduciario, come anche quella di introdurre meccanismi elettorali che rendano difficile la formazione di una stabile maggioranza politica in quel ramo del Parlamento". La seconda carica dello Stato avverte: "Certamente il Senato potra' essere federale, ma il governo deve essere condizionato dalle sue decisioni. Ho sentito parlare di questione di governabilita', io stesso ho ipotizzato in termini generali il voto di censura, a seguito del quale il governo e' obbligato ad ottenere una nuova fiducia dalla Camera. Certo e' che la maggioranza del Senato non puo' che essere una maggioranza politica". Per il presidente del Senato, "va approfondita seriamente l'esigenza di una elezione contestuale dei due rami del Parlamento; esigenza che rappresenta oggettivamente un elemento di chiarezza e di stabilita' dei rapporti istituzionali. Riformare il bicameralismo per sottrazione- conclude- significa fallire ogni riforma costituzionale.Penso, confortato dal consenso di molti colleghi senatori, a un Senato che sia una Camera dell'Europa e delle Regioni. Ciò rappresenterebbe un salto di qualità ed un aggiornamento della nostra Costituzione coerente con le più profonde aspirazioni di chi quella Costituzione sessant'anni fa volle e scrisse". E il modello di 'nuovo' Senato che Renato Schifani ha in mente in vista delle riforme istituzionali. Un Senato dell'Europa e delle Regioni serve a superare le differenze tra il nord e il sud del Paese, a rafforzare l'unità nazionale facendosi portatore delle necessità e delle esigenze di ogni singolo territorio consentendo alle regioni di essere efficacemente rappresentate nel cuore della rappresentanza politica nazionale. Questo Senato- continua- controllerebbe l'Europa e l'Europa troppe volte mistificata nella realtà dei territori entrerebbe nel cuore dell'architettura costituzionale, proiettando le istanze locali nella logica di un bene più grande: il bene di una comunità capace di proporsi come fattore di coesione, stabilità e crescita". La seconda carica dello Stato specifica che "sono tutte riflessioni che certamente saranno affrontate nelle sedi competenti". Poi sottolinea che "a piu' di 60 anni dalla sua approvazione, la nostra Carta costituzionale mostra tutta la sua validità. E' una Costituzione giovane, giovane e vitale nella sua prima parte", quella sui valori e i principi fondamentali della Repubblica. Pero', osserva Schifani, nell'ambito della riflessione sulle riforme, occorrerà concentrarsi sul superamento del bicameralismo perfetto e sulla riduzione del numero complesivo dei parlamentari. "Il nostro compito oggi- conclude-è quello di non disperdere l'occasione di una legislatura che può e deve portare a compimento, nel modo più ampio e condiviso, il processo riformatore dell'ordinamento della nostra Repubblica.Quanto al merito della riforma "io credo- dice Schifani- che quel di cui noi abbiamo bisogno sia, come felicemente disse Giovanni Spadolini, 'un bicameralismo paritario e non più un bicameralismo perfetto'. Il necessario aggiornamento del nostro sistema bicamerale deve infatti conservare l'essenza della scelta voluta dai costituenti.
Infine una riflessione su quelle che potrebbero essere le competenze del nuovo Senato. Per la seconda carica dello Stato, "in questa prospettiva si potrebbe ipotizzare l'attribuzione di nuove responsabilità da affidare in via esclusiva al Senato passando così a una forma di bicameralismo in cui le funzioni delle due assemblee siano differenziate per ambiti di competenza, ma conservino la medesima legittimità democratica e lo stesso rilievo costituzionale". Ad un Senato, continua, "che rappresenti lo snodo tra sussidiarietà e unità nazionale, potrebbero, ad esempio, essere riconosciuti poteri di scelta dei componenti di tutti gli organismi di controllo, comprese le Autorità indipendenti, che si dovrebbero affiancare a poteri di decisione in via definitiva su provvedimenti legislativi che riguardino specifiche materie". Schifani conclude: "Se ad ogni nomina venisse accompagnato un esame approfondito e pubblico, anche attraverso audizioni dirette, sul modello statunitense ed europeo, delle candidature, il Senato diventerebbe il luogo istituzionale perché i giovani e tutti i cittadini si sentono garantiti dai principi cardine della trasparenza e del merito".
DIALOGO INDISPENSABILE - "Le riforme devono essere supportate da un'azione politica autorevole, credibile e devono essere connotate dal raggiungimento di una larga maggioranza che non puo' e non deve essere soltanto quella delle forze politiche che sono attualmente al governo. La mancata condivisione- sottolinea il presidente del Senato- il non raggiungimento di un felice equilibrio tra tutte le forze politiche rischierebbe, infatti, di fare naufragare qualunque progetto, come e' accaduto nelle passate legislature. Due sono i problemi da affrontare- continua- il problema del metodo e quello, soltanto temporalmente secondo al primo, del merito. Ben vengano progetti da tutte le forze politiche sui quali dovra' essere effettuata un'attenta analisi, dovra' esserci confronto, dialogo, eventualmente anche acceso, purche' alla fine del percorso si raggiunga un risultato che sia, se possibile, la giusta mediazione tra diversi punti di vista". L'approdo finale, osserva Schifani, deve offrire "al nostro Paese un prodotto di vera qualita', capace di ridare slancio e snellezza all'intero sistema parlamentare e che sia idoneo a risolvere i problemi sociali ed economici degli italiani". Quindi ricorda che "il dibattito del 2 dicembre al Senato si e' concluso con una generale condivisione di questo metodo. Nelle mozioni che sono state da tutti votate si e' con chiarezza affermata la necessita' di giungere, e cito, alla 'approvazione di un testo condiviso dalla piu' ampia maggioranza parlamentare'. E io mi considero fin d'ora- conclude- garante del metodo 'inclusivo' approvato in Senato all'unanimita'".

Riforme, Pd presenta sue proposte al Colle.

Un incontro voluto sia dal Pd che dal presidente Giorgio Napolitano, a quanto si apprende, quello che si è svolto nel pomeriggio al Quirinale. Il Partito democratico si è presentato dal capo dello Stato schierando i vertici politici e istituzionali: c'erano il segretario Pier Luigi Bersani, il vicesegretario Enrico Letta, la presidente Rosy Bindi e i capigruppo del Senato, Anna Finocchiaro, della Camera, Dario Franceschini, leader tra l'altro della minoranza del partito.
Una delegazione di 'peso' per presentare al capo dello Stato le proposte di riforma del Partito democratico. Bersani ha illustrato a Napolitano, innanzitutto, il disegno di riforme istituzionali con il Senato federale, la riduzione del numero dei parlamentari, la disponibilità a discutere di un premierato forte, ma con i debiti contrappesi nel rispetto della centralità del Parlamento. Il segretario del Pd ha anche indicato, come prioritaria, la riforma della legge elettorale ripristinando il rapporto tra eletto ed elettore. Dai democratici, poi, è netto il no alla bozza Calderoli.
Nel 'pacchetto' anche la disponibilità del Pd a discutere della riforma della giustizia (per via ordinaria, senza toccare la Costituzione), in particolare per quanto riguarda quella civile. Ed infine, ma per il Pd si tratta della priorità, Bersani ha affrontato il tema delle riforme economico-sociali.
Insomma, il Pd mette sul tavolo le sue proposte (che verranno approfondite nella Direzione del partito di sabato) andando innanzitutto ad illustrarle al presidente Napolitano e marcando quindi la diversità rispetto ad "un centrodestra - dicono dal Pd - che avanza in modo confuso e contradditorio al suo interno, con Calderoli che presenta una bozza al capo dello Stato senza che sia stata approvata da tutta la maggioranza. Noi abbiamo messo in chiaro - spiegano - che ci siamo, abbiamo le nostre proposte e siamo pronti ad andare incontro alle preoccupazione del Colle che auspica la realizzazione di una legislatura di riforme".

13 aprile 2010

Abusi sessuali, le linee guida del Vaticano: ''Denunciare i sacerdoti alle autorità civili''

Città del Vaticano- ''Noi non imponiamo ai vescovi di denunciare i propri sacerdoti, ma li incoraggiamo a rivolgersi alle vittime per invitarle a denunciare quei sacerdoti di cui sono state vittime''. Solo laddove il sistema giuridico lo prevede ''i vescovi, se vengono a conoscenza di reati commessi dai propri sacerdoti al di fuori del sigillo sacramentale della confessione, sono obbligati a denunciarli all'autorità giudiziaria''

E' quanto ha affermato in merito al tema della pedofilia fra i sacerdoti, nei giorni scorsi, il promotore di giustizia della Congregazione per la Dottrina della fede, vale a dire il procuratore generale del Vaticano. In un'intervista rilasciata ad Avvenire e poi distribuita dalla Sala stampa vaticana, Scicluna faceva il punto sulle procedure previste dalla Santa Sede in materia di abusi sui minori. Oggi le linee guida in materia, risalenti al 2003, sono state pubblicate nuovamente dal sito.
''In alcuni Paesi di cultura giuridica anglosassone - precisava il procuratore vaticano - ma anche in Francia i vescovi, se vengono a conoscenza di reati commessi dai propri sacerdoti al di fuori del sigillo sacramentale della confessione, sono obbligati a denunciarli all'autorità giudiziaria. Si tratta di un dovere gravoso perché questi vescovi sono costretti a compiere un gesto paragonabile a quello compiuto da un genitore che denuncia un proprio figlio. Ciononostante, la nostra indicazione in questi casi è di rispettare la legge''.
Le affermazioni di Scicluna spiegano quanto previsto dalle linee guida, e cioè che ''si deve sempre seguire il diritto civile in materia di notifica di crimini alle autorità competenti''. Con questa formula si afferma che laddove il sistema giudiziario prevede l'obbligo di denuncia alle autorità civili, i vescovi sono chiamati ad ottemperare alla legge come tutti gli altri cittadini.
Secondo molte legislazioni, però, tale obbligo non esiste pure quando il codice penale prevede pene severe per chi abusa dei minori. Insomma è una formula che tiene conto dei differenti sistemi giuridici. Le norme messe oggi a disposizione di ogni utente della rete sul sito del vaticano - e risalenti al 2003, dunque non si tratta degli attesi ''aggiornamenti'' - costituiscono un contributo ''alla chiarezza e all'informazione che il Vaticano ha voluto dare su questa materna'' dicono nei sacri palazzi.
Fra i punti, già noti che però emergono nel documento pubblicato oggi c'è quello nel quale si afferma che ''la diocesi locale indaga ogni accusa di abuso sessuale su un minore da parte di un chierico''. Quindi si precisa: ''Se l'accusa ha una parvenza di verità, il caso è rinviato alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Il Vescovo locale trasmette tutte le necessarie informazioni alla Congregazione per la Dottrina della Fede ed esprime il suo parere sulle procedure da seguire e le misure da adottare nel breve e lungo termine''.
Poi si osserva ancora: ''Durante la fase preliminare e fino a quando il caso è concluso, il Vescovo può imporre misure cautelative per salvaguardare la comunità, comprese le vittime. Infatti, il Vescovo locale conserva sempre il potere di proteggere i bambini limitando le attività di un sacerdote nella sua diocesi''.
''Questo fa parte - si aggiunge - della sua autorità ordinaria, che egli è incoraggiato ad esercitare in qualunque misura necessaria per assicurare che i bambini non subiscano danno. Tale potere può essere esercitato a discrezione del Vescovo, prima, durante e dopo ogni procedimento canonico''.
In quanto all'azione della congregazione per la dottrina della fede, essa puo' o ''condurre un processo penale giudiziario dinanzi ad un tribunale della Chiesa locale'' oppure ''può autorizzare il Vescovo locale a procedere ad un processo penale amministrativo davanti ad un delegato del Vescovo locale, assistito da due assistenti''. Il sacerdote accusato è chiamato a rispondere alle accuse e al riesame delle prove. L'imputato ha il diritto di presentare ricorso alla Congregazione per la Dottrina della Fede contro un decreto di condanna ad una pena canonica. La decisione dei Cardinali membri della Congregazione per la Dottrina della Fede è definitiva''.
Ci sono infine i casi più gravi che arrivano direttamente al Papa, il quale può emanare ''un decreto 'ex officio' di dimissione dallo stato clericale. Non vi è alcun rimedio canonico contro tale decreto papale''.
Ancora, in relazione ai provvedimenti disciplinari, si specifica che: ''Nei casi in cui il sacerdote accusato ha ammesso i suoi crimini e ha accettato di vivere una vita di preghiera e di penitenza, la Congregazione per la Dottrina della Fede autorizza il Vescovo locale a emettere un decreto che vieti o limiti il ministero pubblico di un tale sacerdote''.
''Tali decreti - proseguono le linee guida - sono imposti con un precetto penale che comporta una pena canonica per la violazione delle condizioni del decreto, non esclusa la dimissione dallo stato clericale. Il ricorso amministrativo alla Congregazione per la Dottrina della Fede è possibile contro decreti del genere. La decisione della Congregazione per la Dottrina della Fede è definitiva''. Infine s'informa che la Congregazione per la dottrina della fede sta studiando l'aggiornamento di queste norme che non è previsto intacchino la sostanza di queste procedure.Aquí escribes el resto del post.