8 marzo 2010

Tar Lazio, respinta la sospensiva Fuori lista Pdl a Roma e provincia ''Ricorreremo a Consiglio di Stato''

Il Tar del Lazio dice no alla sospensiva del provvedimento della Corte d'Appello che aveva escluso la lista provinciale del Pdl dalla competizione elettorale del 28 e 29 marzo.
I giudici amministrativi hanno spiegato che il decreto legge varato venerdì non si applica alla Regione Lazio, il cui processo elettorale è regolato dalla legge 2/05. Inoltre anche se si dimostra che i delegati del Pdl si trovavano nell'area giudiziaria prima delle 12 non è dimostrabile che avessero con sé tutta la documentazione necessaria per depositare la lista.
Dopo il no alla sospensiva, il 6 maggio si terrà l'udienza per discutere il merito del ricorso. La lista potrebbe comunque essere ammessa grazie al nuovo iter avviato oggi presso l'ufficio elettorale del tribunale al quale è stata consegnata ex novo la documentazione sulla base del decreto interpretativo.
La maggioranza quindi resta in surplace, in attesa dell'ultimo round. Intanto, però, annuncia ricorso al Consiglio di Stato. "Leggeremo con attenzione il testo della sentenza che mi pare dia molti spunti di riflessione. Il nostro ufficio legale è già al lavoro in questo senso e ricorreremo al Consiglio di Stato", ha detto il coordinatore regionale del Lazio del Pdl Vincenzo Piso. "C'è una legge dello Stato che è in vigore e il Tar non può dichiararla incostituzionale'', ha detto Ignazio Abrignani, legale del Pdl. "Aspettiamo le motivazioni". E' stato, invece, l'unico commento della candidata del centrodestra alla Regione Lazio Renata Polverini.

Anche per la candidata del Pd Emma Bonino ''sarà soprattutto utile vedere le motivazioni, che mi risulta saranno rese pubbliche solo domani''.
Federico Vecchio, uno dei legali del Pd, ha spiegato che "la lista provinciale di Roma del Pdl al momento è esclusa". E quella portata oggi all'ufficio elettorale del tribunale di Roma "è stata presentata illegittimamente perché c'è una legge regionale che regolamenta la materia. Il decreto non si applica quindi al Lazio. Se l'ufficio elettorale accetta la nuova lista ricorreremo nuovamente al Tar che non si può smentire nel giro di 24 ore".
Secondo Anna Finocchiaro, presidente del gruppo Pd al Senato, ''siamo all'ennesimo passaggio di una vicenda che conferma il delirio di onnipotenza, l'arroganza e al tempo stesso l'incapacità di questo governo e di questa maggioranza che impongono al paese un decreto che si è dimostrato, la sentenza di stasera ce lo conferma, una forzatura superflua e inutile''.
''Come al solito - ha commentato il leader Idv Antonio Di Pietro - il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Ancora una volta, il governo Berlusconi ha fatto una legge raffazzonata, incostituzionale e inutile, giacché non è servita a superare il primo esame di legittimità del primo giudice che se ne è dovuto occupare''.
Durante l'udienza di questa mattina davanti al Tar, il rappresentate dell'Avvocatura regionale del Lazio si è costituito formalmente depositando la delibera di intenti della Regione che dispone il ricorso alla Corte Costituzionale contro il dl cosiddetto 'salva-liste'.
In attesa della decisione del Tar, il ministro dell'Interno Roberto Maroni aveva espresso l'auspicio "che tutta questa situazione di incertezza'' si chiudesse ''nel tempo più breve possibile per evitare di dovere rinviare le elezioni. Mi aspetto responsabilmente che chi deve giudicare, i giudici, decidano rapidamente". "Ricordo che il decreto legge 'salva liste' non salva nemmeno una lista perché la decisione finale spetta sempre ai giudici, se il Tar - ha detto il ministro dell'Interno - decide che una lista è fuori, quella lista è fuori nonostante il nostro decreto".
Il ministro dell'Interno si era anche detto convinto che non ci siano gli estremi per il ricorso della Giunta regionale del Lazio contro il decreto legge interpretativo varato dal Governo. "Non abbiamo modificato la legge elettorale regionale, se lo avessimo fatto la Regione Lazio avrebbe ragione ma noi non abbiamo modificato nessuna norma", ha detto il ministro dell'Interno.
A stretto giro la replica del vicepresidente della Regione Lazio Esterino Montino: ''Non è certo il ministro Maroni a dover decidere, ma la Corte costituzionale che valuterà nel merito e in tutta serenità le questioni poste''.