2 febbraio 2010

Rapporto UIL sul lavoro sommerso: nel 2009 in Italia 16 lavoratori su 100 con rapporti di lavoro in nero o irregolare

Il lavoro sommerso è una piaga che dilania, da sempre, il nostro Paese. Pur essendo un fenomeno “invisibile” i suoi effetti sono “reali” e devastanti. É causa di assenza di tutele per i lavoratori, di concorrenza sleale tra le imprese e di minori entrate per l’erario.
Nel 2009 il tasso di irregolarità lavorativa nazionale si è attestato al 15,6% sul totale degli occupati (16 lavoratori su 100) e, con una lieve diminuzione rispetto all’anno precedente dello 0,4%, il fenomeno ha coinvolto complessivamente oltre 3,7 milioni di lavoratori.
Non deve sorprendere il dato del leggero calo dell’irregolarità nel 2009 sul 2008: è in gran parte frutto della diminuzione della ricchezza prodotta, per la crisi economica in atto, (meno 4,8% il calo del PIL nel 2009 rispetto all’anno precedente) e, comunque, lo stesso calo è inferiore a quello dell’occupazione regolare che, nell’anno appena trascorso, registra un segno negativo del 2,1%.
In ogni caso siamo in presenza di un aumento del lavoro irregolare in 7 Regioni e 31 Province.
L’economia sommersa ha prodotto nel 2009 un fatturato di oltre 154 miliardi di euro, sottratti ad ogni tipo di tassazione, con un’incidenza sul Prodotto Interno Lordo (PIL) del 10,3% (era il 10,9% nel 2008).
É quanto emerge dal Rapporto della UIL Servizio Politiche del Lavoro che ha analizzato il tasso di irregolarità lavorativa nel 2009 delle 104 Province italiane.Per ulteriori informazioni: http://www.uil.it/pol_territoriali/lavoro-sommerso2009.pdf